Sono passati poco meno di quattro anni dal terribile incidente di Fukushima. Ma lo ricordiamo, purtroppo, ancora molto bene. L’11 marzo 2011 uno tsunami si abbatté sulle coste del Giappone, spazzando via intere cittadine, provocando la morte di circa18mila persone e danneggiando irreparabilmente anche lacentrale nucleare di Fukushima-1, in quello che fu definito l’incidente più complesso e pericoloso dopo Chernobyl. Anche se, come vi avevamo raccontato, nessuno perse la vita direttamente a causa delle radiazioni, il rilascio di cesio nell’ambiente costrinse quasi 100mila persone a evacuare le proprie case. Con l’anno nuovo, arriva finalmente una timida buona notizia: per la prima volta dall’incidente, racconta rt.com, tutto il riso coltivato nella provincia di Fukushima ha passato i test di radioattività e può essere considerato “sicuro per il consumo alimentare”.
Le autorità locali spiegano che “tutto il riso raccolto nel 2014 – più o meno 360mila tonnellate – è stato virtualmente controllato per la radioattività e soddisfa gli standard nazionali di meno di 100 Becquerel [l’unità di misura per la radioattività del Sistema internazionale, nda] per chilogrammo”. I ricercatori giapponesi avevano iniziato il controllo del riso già nel 2012, anche se le quantità raccolte erano molto minori rispetto a quelle del 2014, usando oltre 190 dispositivi per testare il prodotto e garantirne la sicurezza.
Negli ultimi due anni sono stati controllati circa 10 milioni di sacchi di riso: nel 2012, 71 di essi eccedevano gli standard di sicurezza. Nel 2013, il numero è sceso a 28, grazie al cambio difertilizzante da parte dei coltivatori, che ha fatto sì che le piante assorbissero molto meno cesio. “Il fatto che la quantità di riso che non passa i test”, conclude Tsuneaki Oonam, a capo dell’unità di controllo del riso di Fukushima, “sia stabilmente diminuita negli ultimi tre anni indica che siamo sulla strada giusta”. Speriamo non si sbagli.