HomeSalutePandemie influenzali, quel ladro di un virus

Pandemie influenzali, quel ladro di un virus

Come fa il virus dell’influenza a “convincere” una cellula a produrre le proteine aliene? Una risposta sembra essere contenuta in una speciale “fotografia”. Nell’ultimo numero di Nature Structural and Molecular Biology infatti, i biologi strutturalisti dell’Emb (Laboratorio Europeo di Biologia Molecolare) assieme alla loro Unit of Virus Host-Cell Interaction, l’Università Joseph Fourier e il Cnrs (Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica) di Grenoble hanno pubblicato la prima immagine ad alta definizione del tratto di una proteina che permette al virus di moltiplicarsi ingannando la cellula ospite. Secondo gli autori, la scoperta potrà ispirare la ricerca di nuovi farmaci destinati a fronteggiare future pandemie influenzali.

La proteina in questione è la polimerasi del virus, l’enzima che copia il materiale genetico e aiuta a produrre altri agenti infettivi. I ricercatori hanno ora visto che una componente di questa proteina, chiamata PB2, gioca un ruolo fondamentale nel sottrarre informazioni all’Rna della cellula ospite, affinché questa smetta di funzionare e cominci piuttosto a duplicare altri virus.

Osservando la proteina cristallizzata sottoposta ai raggi X dello European Synchrotron Radiation Facility (Esrf) di Grenoble, Stephen Cusack e Darren Hart hanno identificato il dominio PB2 come primo responsabile del furto di informazioni. “L’influenza ruba una sequenza iniziale, detta ‘cap’, dell’Rna messaggero e la usa per accedere alla “fabbrica delle proteine”, ha spiegato Cusack.

L’immagine generata dai ricercatori della Embl rivela, per la prima volta, gli amminoacidi responsabili del riconoscimento di questa speciale sequenza. Una volta riconosciuta, la polimerasi del virus si può legare all’Rna messaggero e strappargli via la cap, per poi aggiungerla al proprio Rna, che può così dirigersi alla fabbrica delle proteine con la “chiave di accesso”. I ricercatori del Centro Nacional de Biotecnologia in Madrid hanno dimostrato che se si distrugge il sito PB2, il virus non è più in grado di replicarsi. (g.f.)

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