Mangiare meno e fare più esercizio per rimettersi in forma. Giusto, ma c’è un problema: aumentando l’attività fisica aumenta anche l’appetito, e così si finisce per acquistare peso. Più che se non si fosse mai abbandonato il divano. Eppure non è per tutti così. Da cosa dipende?
Purtroppo non esistono diete “magiche”, che rendano più attivi e, al tempo stesso, riducano l’appetito. La scienza stessa non sa ancora in che modo il consumo energetico del corpo influenzi la sensazione di fame. La questione è abbastanza complicata: in linea di massima, il corpo rileva le variazioni nel consumo di energia e, in conseguenza, modula lo stimolo della fame in modo proporzionato, sufficiente a bilanciare l’energia consumata. Ma, ahinoi, non è sempre così: la maggior parte delle persone hanno fame due o tre volte al giorno, spesso di più, indipendentemente da quello che fanno.
C’è da anche da considerare che l’appetito, la sensazione di fame che insorge quando non si è mangiato abbastanza, è ben più forte della sensazione di sazietà di quando si è mangiato troppo.
Questo tipo di feedback quotidiano spiega in parte perché le persone obese continuano ad avere fame, aiutate, certamente, dalla grande varietà di cibo ipercalorico e a basso costo oggi disponibile.
I misteri dell’appetito
Non è ben chiaro che effetto abbia sul metabolismo un aumento dell’attività fisica. In effetti, non consumiamo tutti i giorni la stessa quantità di calorie. Certi giorni possiamo consumarne di più, per esempio, se andiamo in palestra o giriamo per negozi o ci dedichiamo alle faccende domestiche.
Finora nessuno studio è riuscito a mettere in relazione quanto si è mangia in un determinato giorno con le attività che si svolgono. La maggior parte delle ricerche si è concentrata su persone che fanno esercizi aerobici e ha trovato, per esempio, che mentre alcune persone magre e ben allenate tendono a mangiare quanto necessario a compensare le calorie bruciate con l’attività fisica, le persone sovrappeso sono inclini a mangiare più di quanto sarebbe necessario.
Cosa può esserci alla base di queste differenze? Una possibile spiegazione è che le persone che fanno più esercizio fisico hanno una diversa modulazione dei processi fisiologici. Per esempio, una maggiore quantità di ormoni rilasciati nell’intestino potrebbe ridurre lo stimolo della fame a favore di una sensazione di sazietà.
Una questione dibattuta da circa sessant’anni è il ruolo del metabolismo. Un importante lavoro pubblicato nel 2013 da un team di Leeds ha rilevato che le persone sovrappeso sono più affamate e consumano più calorie di rispetto a chi è magio. Considerato che chi è in sovrappeso ha anche un più alto tasso di metabolismo a riposo, secondo i ricercatori questa circostanza spiegherebbe il maggiore appetito. E il fatto che il tasso metabolico a riposo resti stabile nel tempo, indipendentemente dal variare delle attività giornaliere, potrebbe spiegare perché fare più ginnastica o muoversi di più non ha una influenza immediata sul nostro appetito.
Tuttavia, ciò non significa necessariamente che il tasso metabolico a riposo sia responsabile di quanto mangiamo. I ricercatori ipotizzano che un altro fattore, la massa muscolare, possa governarne il metabolismo. In questo caso, il tasso metabolico agirebbe solo come intermediario – trasmettendo l’informazione sulla quantità di massa muscolare attraverso le reti ipotalamiche nel cervello, che si ritiene controllino l’appetito. Ma questa è ancora un’ipotesi da confermare.
Il nostro studio
Per capire cosa succede nella vita reale, piuttosto che in un test in laboratorio, ho partecipato a un nuovo studio che ha cercato di ricostruire come vengono gestite le calorie nei giorni in cui si è più attivi pur non facendo particolari attività fisiche, per esempio, andando dal dentista o passando un giorno in spiaggia con i figli. Monitorando 242 persone, 114 uomini e 128 donne, abbiamo osservato che l’attività fisica influenzava quanto mangiavano ma altrettanto il tasso di metabolismo a riposo: le persone in sovrappeso, insomma, tendevano a mangiare di più.
Questo è un altro passo avanti nella comprensione del rapporto tra l’attività e consumo calorico. Ma siamo ancora lontani dall’avere la soluzione al problema. Le variabili da prendere in considerazione sono tante. Gran parte degli studi, per esempio, sono svolti su uomini bianchi tra i 20 e i 30 anni, ma già ci sono prove che le donne siano più inclini a compensare extra-attività mangiando di più. Ed è anche probabile che abbiano un ruolo le differenze genetiche – alcune persone, per esempio, sono più irrequiete. E anche psicologiche: ognuno di noi ha un diverso rapporto con il cibo e un diverso modo di utilizzarlo come gratificazione. Chi è dimagrito o ingrassato ha probabilmente stimoli dell’appetito diversi da quelli di chi ha un peso stabile. Ed è probabile che faccia la differenza anche il tempo complessivo trascorso in attività nel corso della giornata.
Siamo ancora ben lontani dal poter scrutare l’intero patrimonio genetico di una persona per dirgli esattamente quale dieta o stile di vita possa funzionare nel suo caso. Per ora, con il nostro studio abbiamo capito che molte persone mangiano di più quando sono più attive. Dunque, muoversi di più non le porterà spontaneamente a perdere peso: dovrebbero esserne consce e considerare il mangiare extra come risultato.
L’articolo è stato pubblicato in inglese su The Conversation. Traduzione a cura della redazione di Galileo.
Non esistono diete miracolose, nè per giovani nè per vecchi. Esiste solo qualcosa che si chiama attività fisiochinetica collegata a movinenti precisi, lenti e orientati verso il benessere totale della persona umana. Io caccerei via da giornali, riviste e spot pillole dimagranti che sono di accertata pericolosità eppure vanno avanti a reclamizzare anche con sorrisi e salti. Anche l’olio di colza nel Monini andrebbe controllato, come nei ceostini morato la farina OO che si dice non presente. Attività fisica dolce, moderata; attenzione a ciò che si mangia, moltospesso sotto il pericolo delle agromafie e delle manipolazioni chimiche. Consiglio: scricere sulle confezioni “olio certificato ITALIA- EUROPA e farina CERTIFICATA COMMERCIO PULITO”.