Un genio è pur sempre un genio. Come Beethoven componeva musica nonostante la sua sordità, così il grande Michelangelo Buonarroti scolpiva e dipingeva pur soffrendo di artrosi delle mani, una malattia degenerativa che provoca dolore e rigidità alle articolazioni. Probabilmente in effetti è proprio un lavoro così intenso che lo ha aiutato a mantenere l’uso delle mani fino alla sua morte, avvenuta nel 1564. Una scoperta che apre ora nuovi importanti scenari di ricerca: medici e critici d’arte collaboreranno infatti per trovare prove concrete che dimostrino di quali malattie soffrisse realmente questo paziente d’eccezione, i cui resti sono oggi custoditi nel museo dell’Opera di Santa Croce.
La diagnosi di artrosi arriva a più di 5 secoli di distanza, ed è frutto di una ricerca pubblicata sul Journal of the Royal Society of Medicine, che ha analizzato tre ritratti dell’artista, e in particolare le mani. Come spiega il team internazionale di esperti che ha realizzato lo studio, tutti e tre i dipinti ritraggono un Michelangelo di età tra i 60 e i 65 anni, e mostrano le piccole articolazioni della mano sinistra affette probabilmente da artrosi.
“Qualora l’Opera di Santa Croce volesse indagare i resti umani di Michelangelo, la nostra équipe è a disposizione”, spiega all’Ansa Davide Lazzeri, autore dello studio e ospite della mostra “Body worlds” presso il Complesso Monumentale di Santo Stefano al Ponte Vecchio, a Firenze, per raccontare l’evoluzione delle indagini più recenti sulle mani dell’artista rinascimentale.
“Nei secoli sono state attribuite molte malattie a Michelangelo: si va dall’artrosi alla gotta, dal gozzo tiroideo all’intossicazione da piombo, dovuta forse alle tempere o ai contenitori del vino ricchi di questo metallo pesante”, spiegano gli autori dello studio. ‘”Ci piacerebbe poter verificare direttamente se sono ancora presenti tracce di queste malattie per arrivare ad una diagnosi più certa, basata su prove dirette e non su deduzioni ottenute da ritratti o manoscritti. Con l’aiuto di storici dell’arte si potrebbe dare vita ad una revisione critica delle opere compiute da Michelangelo”, aggiunge Lazzeri, “per capire come la sua arte sia stata condizionata da queste malattie”.