Panico tra i maschietti: il pene si sta rimpicciolendo negli esseri umani. Secondo un articolo pubblicato sul Telegraph, malattie croniche, assunzione di estrogeni presenti negli alimenti e prolungamento della vita media avrebbero fatto diminuire di due centimetri le dimensioni del pene umano rispetto a quelle di sessant’anni fa. La storia, comprensibilmente, è diventata subito virale in rete: per capire quanto fosse supportata dalla scienza, ne abbiamo parlato con Emanuele Jannini, docente di endocrinologia e sessuologia all’Università Tor Vergata di Roma e presidente della Società italiana di andrologia e medicina della sessualità.
“In effetti, l’esposizione agli estrogeni, particolarmente presenti nella carne rossa, un alimento di larghissimo consumo”, ci ha spiegato Jannini, “ha un effetto negativo sulla conta degli spermatozoi e sulla dimensione dell’organo genitale maschile”. Il grande problema, racconta ancora Jannini, è che il pene soffre di una strana forma di ormonodipendenza. In particolare, dimensioni e funzionalità dell’organo sessuale maschile sono dipendenti dal testosterone, ma solo in negativo: “Se il livello di testosterone è troppo basso, il pene tende a diventare più piccolo, più inerte e meno responsivo. Ma anche se ci spalmassimo di testosterone dalla testa ai piedi non otterremmo niente: diminuirebbero le dimensioni del testicolo ma il pene resterebbe delle stesse dimensioni. Nella donna, invece, avviene il contrario: l’esposizione a ormoni aumenta dimensioni e funzionalità del clitoride, l’organo equivalente al pene”.
Nonostante l’effetto femminilizzante degli estrogeni sia cosa più o meno comprovata, comunque, è necessario ricordare che non abbiamo a disposizione abbastanza dati sistematici per stabilire che un accorciamento del pene sia effettivamente in atto. Sappiamo troppo poco, per esempio, della distribuzione delle lunghezze del pene degli uomini di 60 anni fa, divisa per area geografica e stile di vita. Inoltre, è da notare che oggi gli uomini vivono molto più a lungo che in passato: con l’invecchiamento, le membra – membro compreso – tendono a inflaccidirsi, il che potrebbe avere un effetto sul rimpicciolimento.
Come stabilire se il pene si sta rimpicciolendo?
E ancora, punto ancora più importante: esistono diversi modi per misurare la lunghezza del pene e non c’è un accordo internazionale su quale adottare, il che rende più difficile comparare diversi studi. “La misura delle dimensioni del pene”, spiega in proposito Jannini, “è affetta da un grave problema metodologico. Misurare un pene flaccido, per esempio, non è molto interessante: le dimensioni del pene flaccido dipendono dalla temperatura (con il freddo l’organo tende a rimpicciolirsi) e dallo stato emotivo: la paura ha un effetto retrattile sull’organo. Si tratta di una risposta evolutiva allo stress per esporre il meno possibile il pene all’esterno in situazioni di pericolo”. Anche la posizione conta: “Bisognerebbe misurare il pene con il paziente sdraiato, tirando l’organo il più possibile e utilizzando un righello poggiato sul pube. L’ideale sarebbe inoltre indurre l’erezione tramite iniezione di prostaglandine”. Ma anche in questo caso le cose non sono semplicissime: “Anche la lunghezza in erezione non è una costante”, prosegue Jannini. “Dipende molto dallo stato emotivo, proprio come la lubrificazione femminile – equivalente all’erezione maschile”.
Quali sono le dimensioni normali del pene?
Già nel 2013, in effetti, uno studio sulle caratteristiche antropometriche di 2.019 giovani, di età media 18,9 anni, effettuato dal Servizio per la patologia della riproduzione umanadell’Università di Padova, diretto dall’endocrinologo Carlo Foresta, aveva evidenziato qualche anomalia. Il rapporto apertura braccia-altezza, per esempio (che nell’individuo sano, stando ai parametri oggi considerati nella norma, deve essere più o meno uguale a 1), eccedeva il valore di riferimento nel 36% dei casi. Allo stesso modo, il 47,7% del campione aveva le gambe più lunghe rispetto al tronco e le dimensioni medie del pene si attestavano intorno a 8,9 centimetri, rispetto ai 9 del 2001 e ben 9,7 del 1948. “L’ipotesi più probabile”, secondo Foresta, “è che ci siano cambiamenti ambientali che in qualche modo influiscono sul sistema endocrino. Anche l’obesità gioca un ruolo importante [il 18% del campione era in sovrappeso o obeso, nda], influenzando negativamente la produzione di ormoni durante l’età dello sviluppo. Per questo la lunghezza del pene è inversamente proporzionata all’obesità”.
In ogni caso, se proprio vi dovesse servire una consolazione: il pene umano è il più lungo e il più spesso tra tutti primati, sia in valore assoluto che relativamente al resto del corpo. Un gorilla adulto, per esempio, si ferma a 4 cm. Ma non provate a prenderlo in giro.
via Wired.it
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