La caccia per conoscere meglio il nostro esopianeta più vicino, Proxima b, è complicata. Se solo il pianeta passasse tra la sua stella e noi, potremmo rapidamente imparare molto sul nostro vicino roccioso, ma le ultime osservazioni mostrano che è poco probabile che possa farlo. E anche qualora il transito avvenisse non sarebbe così facile individuarlo.
Il modo migliore per imparare di più su un pianeta extrasolare sarebbe quello di guardarlo passare tra la sua stella ed i nostri telescopi, in grado di darci informazioni molto importanti sulla sua dimensione, sulla sua atmosfera e anche sulle sue condizioni di superficie.
In generale, infatti, le dimensioni degli esopianeti vengono calcolate con il metodo del transito, ovvero misurando la diminuzione della luminosità di un astro quando questi vi transitano di fronte (metodo tra i più utilizzati per scoperta degli stessi esopianeti). Una condizione questa, che sembra non potersi realizzarsi per Proxima b. E comunque non ideale per le osservazioni.
Se ulteriori indagini lo confermeranno, servirà ancora molto tempo prima di saperne di più su questo esopianeta. Senza la possibilità di osservare un transito rimane quella comunque di osservare direttamente il pianeta. In questo caso in aiuto potrebbe venire il potente telescopio spaziale James Webb, pronto al lancio nel 2018, il quale potrebbe fornire alcuni dettagli circa l’atmosfera di Proxima b o i telescopi del futuro.
Nel frattempo, però, le ipotesi sull’aspetto del nostro vicino non mancano. Come riporta l’Agenzia spaziale italiana (Asi) uno studio internazionale coordinato da Laboratorio di Astrofisica di Marsiglia (Lam) ipotizza che la superficie del pianeta possa anche essere ricoperta di oceani. La ricerca, che sarà pubblicata su The Astrophysical Journal Letters, ha riguardato alcune simulazioni sulle dimensioni e sulle proprietà della superficie.
Via: Wired.it