L’artrite reumatoide, è risaputo, colpisce soprattutto le donne, in rapporto di tre a uno rispetto agli uomini. Un’ulteriore conferma alla maggiore vulnerabilità femminile viene ora da uno studio della Mayo Clinic, pubblicato sul numero di gennaio di Arthrits & Rheumatism, che si è avvalso per la prima volta di un nuovo tipo di topi transgenici in grado di sviluppare gli stessi sintomi della patologia umana.
I ricercatori hanno modificato i ratti da laboratorio con l’introduzione dell’allele HLA-DRB*0414, già noto come uno dei principali fattori genetici dell’artrite reumatoide, associato agli anticorpi anti-CCP (peptidi ciclici citrullinati), i principali indicatori della malattia. Le cavie, in seguito a iniezioni di collagene di tipo II, hanno così sviluppato l’artrite collagene-indotta (CIA), l’equivalente animale della patologia umana, con le stesse risposte autoimmunitarie dei pazienti umani. E nelle femmine la malattia ha registrato un’incidenza tre volte superiore rispetto ai maschi con sintomi molto più accentuati.
“Lo studio dimostra ancora una volta il ruolo fondamentale degli ormoni femminili come modulatori della risposta immune – commenta Maurizio Cutolo, responsabile della divisione di reumatologia del dipartimento di medicina interna del San Martino di Genova. “Gli estrogeni si trovano infatti anche nelle cartilagini e nelle articolazioni infiammate degli uomini. Al contrario degli androgeni, gli estrogeni sono considerati proinfiammatori: è questo il motivo per cui l’artrite reumatoide, malattia infiammatoria cronica autoimmune, è così frequente nelle donne. E quando sono gli uomini ad ammalarsi, si è quasi sempre in presenza di disfunzioni ormonali”. (g.d.o.)