I neogenitori lo scoprono presto: per far addormentare un bambino irrequieto non c’è niente di meglio che un breve viaggio in macchina. Purtroppo, però, la sonnolenza legata all’automobile non colpisce solo i passeggeri. Ma anche, in modo più rischioso, i guidatori: circa il 20% degli incidenti stradali, secondo l’Automobile Club Italiano, sono provocati dall’addormentamento alla guida. Il motivo della sonnolenza indotta lo spiega una ricerca del Royal Melbourne Institute of Technology, in Australia, pubblicata su Ergonomics, secondo cui sarebbero le vibrazioni a bassa frequenza del motore, che si propagano a tutta la scocca, a incidere in modo negativo sulla concentrazione di chi si mette alla guida, anche quando chi guida è riposato e in buona salute.
Il team di ricerca, guidato da Stephen Robinson della School of Health and Biomedical Sciences, ha testato il comportamento di 15 volontari suddivisi in due gruppi (uno di controllo) all’interno di un simulatore virtuale che replica l’esperienza di guida su una monotona autostrada a due corsie. Il simulatore era stato installato su una piattaforma che veniva fatta vibrare a frequenze diverse: ebbene, scrivono i ricercatori, nel gruppo in cui il simulatore vibrava alla frequenza simile a quella del motore – tra i 4 e i 7 Hz – i primi segnali di cedimento dell’attenzione si scorgevano già dopo un quarto d’ora, misurati secondo la Karolinska Sleepiness Scale. Dopo 30 minuti, i volontari mostravano chiari segni di sonnolenza. Il picco dello sforzo per mantenere vigilanza e prestazioni cognitive si verificava dopo 60 minuti.
Quello che accade, spiegano i ricercatori nel paper, è che in presenza di vibrazioni aumenta l’attività del sistema nervoso autonomo, quello che controlla le funzioni dell’organismo a riposo e le reazioni riflesse agendo anche sul muscolo cardiaco. Le vibrazioni dunque hanno un effetto sul battito del cuore, che comincia ad aumentare il ritmo per mantenere l’allerta dell’intero organismo. “Ora vogliamo studiare una coorte più ampia, per vedere in particolare in che modo l’età possa influenzare la vulnerabilità di alcuni soggetti alla sonnolenza indotta dalle vibrazioni”, commenta Mohammad Fard, tra gli autori dello studio. I ricercatori della RMIT University di Melbourne sperano inoltre che i risultati dell’indagine possano essere utilizzati anche dai produttori di automobili, al fine di migliorare il design dei sedili delle vetture per aiutare i guidatori a rimanere svegli.
Articolo prodotto in collaborazione con il Master in Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza dell’Università di Ferrara