Nel 1986 il pittore naturalista Sir Peter Scott li scelse quale simbolo del WWF, e da allora i panda son diventati simbolo degli animali a rischio di estinzione, da proteggere (sebbene le cose sembrino andare un po’ meglio negli ultimi tempi). Malgrado la popolarità fino a oggi nessuno sapeva con certezza per quale motivo, a differenza di tutti gli altri orsi, i panda posseggano quel particolare mantello a macchie bianche e nere che li caratterizza in maniera così precisa. Oggi a rispondere alla domanda è uno studio pubblicato su Behavioral Ecology, condotto dai ricercatori dell’Università della California di Davis e della California State University Long Beach.
“Capire perché il panda gigante ha questa colorazione non solo è un problema antico, ma è molto difficile da affrontare, perché praticamente nessun altro mammifero ha questo aspetto”, ha dichiarato Tim Caro, tra gli autori del paper. “La svolta in questo studio, che ci ha portato a risolvere l’enigma, è stato trattare ogni parte del corpo come un’area indipendente”.
Dalle loro numerosissime osservazioni è stato possibile dedurre che la colorazione abbia un ruolo fondamentale nella comunicazione e nel mimetismo criptico. A differenza di altri tipi di orsi, i panda non vanno in letargo e, considerata la scarsità di bambù, unico alimento di cui si cibano in grande quantità, devono attraversare diversi tipi di habitat alla ricerca di un pasto: da fitte foreste pluviali a valli innevate fino a regioni montuose. Le parti bianche della loro pelliccia li aiuterebbero quindi a nascondersi negli ambienti innevati mentre le parti nere nei boschi ombrosi. I colori sulla testa invece hanno un ruolo nella comunicazione: le orecchie scure intimoriscono eventuali predatori, mentre le macchie nere sugli occhi sono segnali di riconoscimento per altri orsi oppure un avvertimento nei confronti di panda avversari.
Riferimenti: Behavioral Ecology