Perché ricicliamo così poco i rifiuti elettronici?

rifiuti elettronici
(Foto: Marcus Urbenz on Unsplash)

Non ce ne accorgiamo forse ma siamo degli accumulatori seriali di dispositivi elettronici. Li dimentichiamo nei cassetti, negli armadi, in giro per casa, piuttosto che ripararli o riciclarli. E l’Italia, purtroppo non brilla quando si passa ai numeri: in Europa vinciamo la classifica (in negativo), secondo un’indagine resa nota da Weee Forum in occasione dell’International E-Waste Day, quest’anno dedicato in modo particolare al riciclo dei piccoli dispositivi elettronici. Di tutti gli oggetti elettrici ed elettronici versione small (senza contare dunque grandi dispositivi, più difficilmente accumulabili, come i frigoriferi) quasi il 30% di quelli che abbiamo nelle nostre case è lì senza essere utilizzato.

Sorprende solo in parte: da tempo si rincorrono gli allarmi sull’e-waste (rifiuti elettronici), tra i rifiuti più in crescita al mondo, complici anche iniziative come il bonus tv che hanno favorito il moltiplicarsi dei rifiuti. Nel 2014 i rifiuti elettronici globali erano 44 milioni di tonnellate, sono stati oltre 53 nel 2019, concentrati soprattutto in Asia e a seguire Americhe ed Europa. Si stima che saranno quasi 75 nel 2030 (dati UN Institute for Training and Research, UNITAR). Che fine fanno questi rifiuti? Per buona parte li accumuliamo (nella migliore delle ipotesi) e ricicliamo poco, meno di quanto dovremmo. Perché?


È l’E-waste day: impariamo a smaltire i rifiuti elettronici


Le cifre degli “oggetti dimenticati”

Le cifre sui rifiuti elettronici dimenticati sono tante, ne citiamo qualcuna per rendere l’idea dell’opportunità persa non riciclandoli, e del rischio collegato di smaltirli nel modo più inopportuno: mescolati all’indifferenziato. Si stima che ogni casa in media in Europa contenga circa 74 prodotti elettronici (lampade escluse, vale tutto: dalle cuffiette, ai caricabatterie, allo spazzolino elettrico, phon, provate a contarli) e che in media 4 siano rotti e 9 siano semplicemente non utilizzati. Tra gli oggetti elettrici ed elettronici che non utilizziamo o che dimentichiamo rotti in giro o nascosti i principali sono accessori come cuffiette e telecomandi; piccoli elettrodomestici quali orologi e ferri da stiro; piccole apparecchiature informatiche come routers, tastiere e mouse; telefonini e in quinta posizione piccoli elettrodomestici da cucina (come il tostapane).

Ne abbiamo tanti anche perché ne produciamo tanti. Nel 2022 si stima che siano stati e saranno prodotti 24 milioni di tonnellate di piccoli prodotti elettronici. L’equivalente, spiega Magdalena Charytanowicz del WEEE Forum per rendere l’idea di, quattro volte il peso della Grande piramide di Giza, non di rado buttati così, con rischi per l’ambiente e la salute. Si stima che a livello mondiale si ricicli infatti meno del 20% dei rifiuti elettronici, quando invece rappresentano risorse preziose di oro, argento, palladio, rame, litio, cobalto ma anche ferro e plastica.“Sono risorse importanti che possono essere utilizzate nella produzione di nuovi device elettronici o altri oggetti, come turbine eoliche, batterie elettriche per automobili e pannelli solari – ricorda Charytanowicz – tutti cruciali per una transizione green e digitale verso società con basse emissioni di carbonio”.

Ma perché non ricicliamo i rifiuti elettronici?

La questione è una nota dolente, da tempo. L’Italia, come vi raccontavamo, non arriva che a poco più della metà degli obiettivi fissati a livello europeo, ovvero di riciclare il 65% delle apparecchiature elettroniche messe sul mercato nei tre anni precedenti (era il 45% fino al 2018). A fronte di una media europea di raccolta pari a 10kg per abitante, l’Italia ne raccoglie 7,7kg, collocandosi nella zona dei paesi meno virtuosi in fatto di riciclo di e-waste, in una classifica guidata da Svezia, Austria e Finlandia. Ma perché raccogliamo pochi rifiuti elettronici e piuttosto li accumuliamo?

Secondo i dati raccolti da Weee Forum, le ragioni sono molteplici. Se è vero che una piccola parte (circa il 7% nel campione preso in considerazione, con quasi 9000 famiglie europee), ammette di non sapere come smaltire questi rifiuti (principalmente isole ecologiche e rivenditori), la maggior parte accumula rifiuti elettronici perché crede che potranno essere riutilizzati in futuro (46%), ha intenzione di venderli o regalarli (15%) o dà loro un valore affettivo (13%).

Alcuni però – pochi – ammettono di diventare accumulatori seriali per indolenza, pura dimenticanza o per la presenza di dati sensibili nei loro device. Qualche dato più per i singoli paesi si trova in un report redatto dall’UNITAR un paio di anni fa, che identifica per l’Italia la mancanza di un sistema di controllo come ostacolo principale alla raccolta dei rifiuti elettronici, col rischio di flussi di e-waste non ufficiali. Ma pesa, si legge, anche la mancanza di un adeguato sistema che incentivi la raccolta da parte dei cittadini.

Via: Wired.it

Credits immagine: Marcus Urbenz on Unsplash