Per ora li identificano ancora delle sigle lapidarie: “Toi 270 b”, “c” e “d”. Ma sono 3 nuovi esopianeti appena aggiunti alla lista dei 4.025 scoperti ad oggi dai telescopi Nasa ed Esa. Corpi celesti che orbitano attorno a stelle lontane. Strani, esotici, estremi: atmosfereletali, condizioni meteo al limite dell’assurdo, temperature incredibili e dimensioni che fanno impallidire quella del nostro pianeta. Con l’occasione, vediamo alcuni degli esopianeti più strani tra quelli scoperti fino ad oggi. Iniziando, ovviamente, con gli ultimi arrivati.
Toi 270
La scoperta arriva da Tess, o Transiting Exoplanet Survey Satellite, l’ultimo cacciatore di esopianeti messo in orbita dalla Nasa, che a poco più di un anno dal lancio ha già individuato 24 pianeti extrasolari confermati e ben 993 candidati. In questo caso, la scoperta è arrivata osservando Toi 270, una piccola stella che per massa e dimensioni non supera il 40% del nostro Sole. Situata a 73 anni luce, a sud della costellazione del Pittore. La tecnica è quella del transito, che negli ultimi anni ha permesso di moltiplicare esponenzialmente le scoperte di nuovi esopianeti: si bassa sull’intuizione che una stella diminuirà momentaneamente la sua luminosità quando l’orbita di un pianeta lo porta a frapporsi tra lei e l’osservatore.
Annotando queste diminuzioni di luminosità, e tendendo conto della massa della stella, la sua posizione e altre caratteristiche, un team di astrofisici ha potuto accertare la presenza di almeno 3 pianeti nel sistema di Toi 270, descrivendo quindi la scoperta sull’ultimo numero di Nature Astronomy. Il primo è Toi 270 b, il più vicino alla stella: compie un’orbita ogni 3,4 giorni, è 13 volte più vicino alla sua stella madre rispetto al nostro Mercurio, tanto che la temperatura sulla sua superficie si aggira attorno ai 254 gradi celsius. Gli altri due, Toi 270 “c” e “d”, sono pianeti con una composizione simile a quella di Nettuno (dominata da gas piuttosto che rocce, come invece capita sulla nostra Terra). Ma a rendere realmente interessanti i tre nuovi esopianeti sono le loro dimensioni, che si stimano appena superiori al doppio di quella del nostro pianeta. Per gli astrofisici rappresentano una sorta di anello mancante tra super-terre e pianeti sub-nettuniani. “È raro che un pianeta abbia una dimensione compresa tra una volta e mezza e due volta quella della Terra, per motivi legati probabilmente alle dinamiche con cui si formano questi corpi celesti”, spiega Fran Pozuelos, ricercatore dell’università di Liegi che ha collaborato alla scoperta. “Toi 270 rappresenta un incredibile laboratorio dove studiare i margini di questo gap, e ci aiuterà a comprendere meglio come nascono ed evolvono i sistemi planetari”.
Il pianeta infernale
Se parliamo di temperature, difficile battere Kelt 9b, un gigante gassoso 2,8 volte più grande di Giove e situato nella costellazione del Cigno, a 650 anni luce dal nostro pianeta. A renderlo particolare è il fatto che orbita attorno a una stella due volte più grande e più calda del Sole, e per di più su un’orbita particolarmente ravvicinata. Il risultato? Temperature medie sulla superficie che si aggirano attorno ai 3.780 gradi. Abbastanza elevate da permettere l’esistenza di ferro e titanio allo stato atomico nell’atmosfera.
Pioggia letale
Poco più grande di Giove, distante dalla Terra circa 63 anni luce, e situato nella costellazione della Volpetta. È l’identikit di Hd 189733 b, un esopianeta all’apparenza innocuo, simile per aspetto alla nostra Terra, ma in realtà assolutamente letale. Se mai qualche viaggiatore spaziale si trovasse ad atterrare sulla sua superficie, infatti, dovrebbe affrontare raffiche di vento che viaggiano a più di due chilometri al secondo (ben 7 volte la velocità del suono) e temperature che raggiungono i 900 gradi. E non potrebbe neanche contare sulla pioggia per trovare un po’ di refrigerio: su Hd 189733 b non cadono gocce di acqua, ma ben più letali gocce di vetro fuso!
Il pianeta di carbonio
Se da noi gli elementi più comuni nella crosta terrestre sono ossigeno e silicio, non è detto che sia lo stesso in tutta la galassia. Nelle giuste condizioni può infatti formarsi almeno un altro tipo di pianeta roccioso, dove a farla da padroni sono il carbonio e i suoi composti. In un mondo simile il nucleo, ferroso, sarebbe circondato da un mantello interno composto prevalentemente di carburi, e uno esterno di grafite. Alle giuste condizioni di pressione, ampi strati del mantello esterno di questi pianeti di carbonio possono cristallizzare, producendo diamanti. Che affiorerebbero quindi con incredibile frequenza sulla superficie. E per trovare un simile tesoro non bisogna spingersi neanche troppo lontani: 55 Cancri dista appena 40 anni luce dalla Terra e dalle analisi effettuate con Hubble sembra trattarsi proprio di un pianeta di carbonio. Unico problema? Sulla superficie le temperature raggiungono i 2.400 gradi.
Water world
Se di norma l’acqua liquida è difficile da trovare al di fuori del nostro pianeta, in alcuni luoghi dell’Universo è fin troppo abbondante. Un buon esempio è Gliese 1214 b, una superterra situata nella costellazione dell’Ofiuco, che ad oggi rappresenta il più probabile candidato noto per il ruolo di pianeta oceano: un mondo privo di terre emerse, la cui superficie è interamente sommersa da un’enorme oceano profondo centinaia di chilometri. La meta perfetta per una gitarella spaziale, visto che dista appena 48 anni luce dal nostro pianeta.
Rosa intenso
Gli astronomi hanno problemi a spiegarne la nascita, perché per essere un pianeta gassoso come Giove è troppo distante dalla sua stella. Per i non addetti ai lavori, però, GJ 504 b ha una caratteristica anche più interessante: se potessimo osservarlo da vicino brillerebbe infatti di un rosa intenso, quasi magenta. Il motivo è semplice: si tratta di un pianeta giovane, che risplende ancora per il calore spigionato alla sua nascita. Troppo caldo per una visita, ma di sicuro impatto.
Anelli giganti
Nel nostro Sistema Solare è Saturno ad essere noto per il suo imponente sistema di anelli. Ma allargando lo sguardo al resto della galassia non si tratta poi di un gran ché. Il primato va infatti riconosciuto a J1407 b, un esopianeta che qualche astronomo ama definire “Saturno sotto steroidi”. Il perché è presto detto: si ritiene che il suo sistema di anelli sia circa 200 volte più grande di quello di Saturno, con un raggio stimato di circa 90 milioni di chilometri, e una massa totale comparabile a quella della Terra.
via Wired.it
Il “Saturn on steroids” mi ricorda dei vecchi 33 LP !
Perdonate ma l’espressione giusta sarebbe: “Pianeti incredibili DI ALTRI SISTEMI STELLARI”…