Se il consumo di caffè aumenta il rischio di diabete di tipo 2 diminuisce. È quanto suggeriscono alcuni ricercatori della Harvard University, che hanno dimostrato come aumentare il consumo della bevanda nel corso degli anni (cambiando le proprie abitudini e prendendone una tazza in più) può aiutare a ridurre considerevolmente il rischio di contrarre il diabete di tipo 2.
Lo studio, pubblicato su Diabetologia, è stato guidato da Frank Hu e Shilpa Bhupathiraju, che spiega: “Il caffè è una sostanza affascinante, sembra essere associata a una diminuzione del rischio per molti disturbi cronici. I suoi composti fenolici aiutano a migliorare il metabolismo del glucosio ed è ricco di magnesio, che gioca un ruolo positivo nella prevenzione del diabete di tipo 2”.
Per giungere a questi risultati i nutrizionisti di Harvard hanno condotto un’analisi statistica, prendendo in esame tre studi che hanno monitorato nel corso degli anni le abitudini alimentari, lo stile di vita e le condizioni mediche di oltre un milione e mezzo di persone. Hanno riscontrato così che, per chi ha aumentato l’assunzione di caffè di almeno una tazza al giorno nel corso di quattro anni, la percentuale di rischio d’insorgenza del diabete nei quattro anni successivi è diminuita dell’11%. Per chi non ha cambiato abitudini, invece, è rimasta stabile, mentre per coloro che hanno diminuito il proprio livello di consumo si è alzata del 17%. Chi normalmente beve dosi elevate di caffè (3 o 4 tazze al giorno, riferito al caffè americano, che per tazza contiene circa 120 mg di caffeina contro i 40-80mg di un espresso italiano, dati Lavazza), inoltre, ha il 37% di possibilità in meno di sviluppare la malattia rispetto a chi ne beve una tazza al giorno o meno.
Benché non fosse stata quantificata l’incidenza specifica, in passato altre ricerche avevano già dimostrato la correlazione esistente tra consumo di caffè e abbassamento del rischio di diabete di tipo 2. Nel 2012 uno studio pubblicato sul Journal of Agricultural & Food Chemistry annunciava la scoperta di due componenti del caffè in grado di inibire una proteina chiamata amilina, il cui ripiegamento può causare il disturbo, e un report dell’Isic (Institute for Scientific Information on Coffee) evidenziava il fatto che alcune sostanze presenti nel caffè (acido clorogenico e trigonellina), riducono i livelli di glucosio e insulina nel sangue. Lo scorso ottobre, infine, Carlo La Vecchia, ricercatore presso l’Istituto di Ricerche Farmacologiche di Milano, ha affermato che la bevanda ha un ruolo chiave anche nella lotta al tumore al fegato, uno dei sei tumori più diffusi al mondo, per cui il diabete è un importante fattore di rischio (vedi Galileo: Il caffè contro il tumore al fegato?).
Occorre però una certa dose di cautela: come precisa Bhupathiraju: “Per tenere a bada il diabete è necessario tenersi in forma, seguire una dieta equilibrata e una vita sana. Il consumo di caffè può essere efficace solo in questo contesto”. Senza dimenticare inoltre che non eccedere nella quantità di caffeina assunta è sempre consigliabile (non superando i 300 mg al giorno).
Riferimenti: Diabetologia
Credits immagine: Ventura Ces/Flickr
Mah.. conosco molte persone ammalate di diabete di tipo 2 che avevano bevuto caffè per tutta la vita.. eppure so sono ammalate.
Questo articolo non mi pare dimostri alcunché riguardo a questa malattia che, come è noto, ha dei fattori predisponenti che sono essenzialmente di origine ereditaria
Gentile Francesco,
lo studio dei ricercatori di Harvard, nello specifico, non si riferisce al consumo di caffè in quanto tale, ma a un suo aumento nel corso del tempo. E’ un elemento utile nella prevenzione: in questo contesto, diminuisce in temini percentuali la probabilità di contrarre il diabete, ma comunque non viene eliminata la possibilità di ammalarsi.
Ci tengo inoltre a sottolineare che non viene negata l’importanza di altre variabili e fattori predisponenti.