Più scienziate per la Cina

La determinazione della Cina a crescere ancora di più nei settori della scienza e della tecnologia passa anche da un maggiore coinvolgimento delle donne. È questo il senso di un documento emanato dal Consiglio di Stato cinese nel mese di agosto, dal titolo “Outline for the Development of Chinese Women 2011-2020”, in cui si afferma che “il talento tecnologico femminile è fondamentale per lo sviluppo del paese”. Il piano prevede infatti l’adozione di una serie di misure volte a favorire l’accesso delle donne a varie professioni, tra cui quelle scientifico-tecnologiche. L’obiettivo è di far arrivare la percentuale della presenza femminile in questi campi ad almeno il 35% nell’arco del prossimo decennio.

Le nuove linee guida sono il proseguimento di una piattaforma d’azione più generale adottata nel 1995, poi trasformata in un piano decennale per il 2001-2010. Questa volta il documento insiste sull’importanza di sviluppare il talento tecnologico delle donne all’interno dei laboratori nazionali, nei quali saranno organizzati progetti di ricerca dedicati specificatamente alla loro formazione professionale.

“Già oggi le donne svolgono un ruolo importante nello sviluppo economico e sociale della Cina”, ha commentato nel corso di una conferenza stampa Song Xiuyan, vicepresidente della Commissione Nazionale del Consiglio di Stato sul lavoro delle donne e dei minori. “Tuttavia – ha aggiunto – è necessario fare uno sforzo maggiore per accrescere la consapevolezza sociale delle donne e realizzare la parità di diritti tra i due sessi”.

Secondo Li Zhenzhen, ricercatrice presso l’Istituto di Politica e Management dell’Accademia Cinese delle Scienze, far aumentare il numero delle scienziate cinesi che lavorano nel paese non sarà un’impresa facile. “Sebbene le donne cinesi abbiano più o meno le stesse opportunità degli uomini di accedere a un dottorato in materie scientifiche, per loro è più difficile trovare lavoro a causa della discriminazione sessuale”, ha spiegato la ricercatrice.

Alla base di questa discriminazione c’è un problema culturale, che poi si traduce in un mancato rispetto dei diritti umani. “Nella società cinese le donne hanno molti più doveri familiari rispetto agli uomini, e questo le penalizza in tutti i settori del mercato del lavoro”, ha precisato Li Zhenzhen: “Per questo la Cina dovrebbe mettere a punto delle politiche speciali per le scienziate e le professioniste dell’hi-tech”.

Ad oggi, l’ente che più si sta occupando dello sviluppo di tali politiche è la National Natural Science Foundation of China (NSFC). Tra gli obiettivi della fondazione c’è quello di creare corsie preferenziali di accesso ai fondi per le ricercatrici. Per Feng Jing, scienziata presso l’Istituto di Protezione delle Piante dell’Accademia Cinese di Scienze Agrarie, si tratta di un programma lodevole. Jing, infatti, fa parte di quella vasta schiera di donne che hanno continuato a studiare a causa della difficoltà di trovare un lavoro adeguato.

Song Xiuyan ha idee chiare su come procedere: “La Cina ha il compito di monitorare tutti i progressi verso questi nuovi obiettivi. Ogni dipartimento legato alla scienza e alla tecnologia dovrà raccogliere e analizzare i dati rilevanti in tempi rapidi”, ha concluso la vicepresidente della Commissione.

1 commento

  1. Non saltiamo alle conclusioni: la Cina non è nuova a queste operazioni di facciata. La Cina è il paese dove si trattano i panda come fossero di cristallo, e contemporaneamente si scuoiano vivi gli animali da pelliccia, dopo avergli dato sì e no una botta in testa perchè stiano fermi. La Cina è il paese che vuole il 35% di scienziate, ma è anche il paese dove si pratica l’aborto selettivo sui feti femmina. La Cina è il paese più pragmatico del mondo, fa solo quello che conviene fare, e non quello che è giusto fare.

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