Il nostro pianeta è pieno di plastica, ormai purtroppo lo sappiamo, e neanche gli angoli più remoti sono rimasti indenni. Ma questo agente inquinante non smette mai di stupirci per le nuove forme che riesce ad assumere: i risultati di uno studio pubblicato su Environmental Science & Technology riportano la formazione di quelli che gli autori chiamano “plastic-rock complexes”, dovuti alla vera e propria fusione chimica dei rifiuti di plastica con la roccia. Queste particolari formazioni, mai osservate o quantomeno mai studiate finora, sono state ritrovate nei pressi di un piccolo fiume nella città di Hechi, in Cina. I risultati dovranno essere confermati dall’analisi di un numero più elevato di campioni, ma, intanto, ci fanno riflettere sulle loro possibili implicazioni a livello ambientale.
La chimica che unisce plastica e roccia
Il fenomeno del plasticrust, ovvero la formazione di una sorta di “crosta di plastica” attaccata alla roccia, era in realtà già stato descritto in passato. Nel caso del presente studio, però, per la prima volta gli scienziati hanno osservato la formazione di veri e propri legami chimici fra i gruppi funzionali della plastica – nome generico che indica in realtà una vasta classe di materiali dal punto di vista chimico – e quelli del quarzo presente nelle rocce analizzate. Entrando più nel dettaglio, i legami sono venuti a formarsi fra gli atomi di carbonio che costituiscono lo “scheletro chimico” della plastica (in questo cosa parliamo soprattutto di polietilene e polipropilene) e il silicio che costituisce il quarzo, con un atomo di ossigeno a fare da ponte (il quarzo è infatti un minerale composto da diossido di silicio, SiO2). Come riporta una news di Nature che ripercorre i punti chiave di questa storia, a detta degli autori la formazione di questi legami potrebbe essere stata indotta dalle radiazioni ultraviolette dei raggi solari, oppure dall’attività metabolica dei microrganismi che sono stati rilevati sui “plastic-rock complexes”.
The discovery of rocks made from plastic in Brazil's volcanic Trindade Island is sparking alarm.
— Reuters (@Reuters) March 15, 2023
'This is new and terrifying at the same time,' said Fernanda Avelar Santos, a geologist at the Federal University of Parana https://t.co/IVGrG3X9Je 1/5 pic.twitter.com/e2OfiLSxXH
Le implicazioni ambientali
Fra le possibili conseguenze di queste osservazioni ce n’è una particolarmente preoccupante: le formazioni di plastica e roccia fuse sembrerebbero comportarsi da hotspot per il rilascio di microplastiche, ad una velocità tra l’altro molto superiore rispetto a quella osservata a partire dai “normali” rifiuti di plastica. Questo, scrivono i ricercatori, dovrebbe farci riflettere sui potenziali rischi ecologici dell’inquinamento da plastica e, al tempo stesso, sul fatto che questo tipo di materiale stia a tutti gli effetti iniziando ad avere un’influenza sulla geologia del nostro pianeta.
Dello stesso parere è anche Fernanda Avelar Santos, prima autrice di uno studio pubblicato a Settembre del 2022, nel quale viene descritto il ritrovamento di ammassi di plastica, che a prima vista erano sembrati a tutti gli effetti rocce, a largo delle coste del Brasile. “Siamo giunti alla conclusione – ha dichiarato Avelar Santos ad AFP – che l’uomo sta agendo come un agente geologico, influenzando processi che in precedenza erano completamente naturali, come la formazione delle rocce”.
Credits immagini: Dustan Woodhouse su Unsplash