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Pma: più figli dopo la sentenza

A quasi sei mesi dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato parzialmente illegittima la legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita (Pma) (vedi Galileo), arrivano i primi dati sugli esiti dei trattamenti post-delibera. E confermano quello che ci si aspettava: tolti gli obblighi di fecondare solo tre ovuli per ogni ciclo di trattamento e di impiantare contemporaneamente nell’utero tutti gli embrioni ottenuti, aumentano le gravidanze che vanno a buon fine e diminuiscono i parti gemellari.

Questi primi numeri – presentati durante la conferenza stampa di apertura del convegno “Processo alla Pma. L’appello”, in corso a Ponzano Veneto dal 24 al 26 settembre – si riferiscono all’attività dei sei centri affiliati Tecnobios Procreazione e mettono a confronto gli esiti di 662 prelievi di ovociti effettuati tra maggio e luglio del 2008 con i 572 prelevati tra gli stessi mesi del 2009, cioè prima e dopo la sentenza della Corte Costituzionale.

Ne è emerso che nelle donne sotto i 35 anni la percentuale di gravidanze per prelievi di ovociti è passata dal 25,5 per cento del 2008 al 30,2 per cento del 2009, e quella per trasferimento di embrioni è invece aumentata da 29,6 al 33,1 per cento. Contemporaneamente, le gravidanze multiple sono diminuite dal 50 al 31,7 per cento. Ancora più significativi i numeri che riguardano le donne sopra i 42 anni, dove la percentuale di gravidanze per ovociti prelevati è salita dal 2,8 al 7 per cento e quella per embrioni trasferiti dal 4 al 9,1 per cento. Molto buoni anche i risultati per quelle coppie in cui l’uomo aveva una grave sterilità: qui la percentuale di gravidanze per prelievo di ovociti è passata dal 14,8 al 28 per cento, e quella per transfer dal 20 al 30 per cento.

“Volevamo capire come sta cambiando la percentuale di risultati positivi dopo la sentenza della Consulta”, ha spiegato Andrea Borini, responsabile clinico e scientifico di Tecnobios Procreazione: “Come mostravano anche i dati raccolti dal registro nazionale sulla Pma, non poter utilizzare più di tre ovociti nel caso in cui il partner maschile abbia un campione seminale con grandi alterazioni nel numero o nella motilità degli spermatozoi, o nei casi in cui la donna abbia un’età superiore ai 40 anni, significa diminuire di molto le probabilità di gravidanza. Al tempo stesso, trasferire per forza tre embrioni in una donna che ha meno di 35 anni comporta un alto rischio di gravidanze multiple”.

Come ha sottolineato Carlo Flamigni, decano della procreazione medicalmente assistita in Italia, il campione è ancora piccolo e si tratta di dati preliminari: “Da un punto di vista scientifico al momento ancora non si può fare un vero paragone tra il pre e il post sentenza; per farlo sarà necessario condurre uno studio randomizzato che rispetti tutti i criteri degli studi in medicina. Ma è comunque una ricerca osservazionale valida, che mostra differenze di percentuale importanti”. (t.m.)

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