Poche informazioni, poche donne

Sempre meno donne partecipano alle sperimentazioni cliniche. Un po’ per i rischi che temono di correre, un po’ per questioni di tempo. Soprattutto, però, per mancanza di informazione circa i benefici che potrebbero derivarne, anche per loro stesse. A denunciare il gap tra presenza femminile e maschile nei trial e la grave disinformazione negli Usa è la Society for Women’s Health Research, secondo cui solo il 9 per cento delle donne statunitensi ha partecipato ad una ricerca medica nella sua vita.

Anche l’Istituto Nazionale per la Salute Mentale (Nimh) denuncia il drastico calo della partecipazione femminile ai trial: quasi 20 anni fa, l’istituto ha avviato uno studio sulle sindromi depressive post parto e della menopausa, ma nel corso degli anni i ricercatori hanno trovato sempre meno donne disposte a entrare nel protocollo di sperimentazione: “Quando, nel 1989, il nostro istituto ha lanciato, con annunci sui giornali, il progetto per lo studio della sindrome depressiva da parto, al centro arrivavano centinaia di telefonate di donne interessate a entrare nella sperimentazione. Ora ne riceviamo appena una ‘manciata’ al mese”, ha dichiarato Peter Schmidt, clinico dell’Nimh. Secondo il medico la colpa è della disinformazione: se persino la televisione pubblicizza il coinvolgimento negli studi clinici, il 93 per cento delle donne che ha partecipato a un’indagine della Society for Women’s Health Research  ha dichiarato che il proprio medico curante non ha mai accennato alla possibilità di entrare in protocolli di sperimentazione.

Oltre a essere fondamentali nello sviluppo di un nuovo farmaco, spiegano i ricercatori, i trial hanno il vantaggio di aiutare i medici a comprendere meglio alcune patologie, e la presenza di donne nei campioni è importante là dove esistono delle differenze di genere nel modo in cui le malattie si manifestano o si sviluppano. La  Society for Women’s Health Research ha lanciato una campagna di educazione “Some Things Only a Woman Can Do” sul volontariato nella ricerca medica. Le informazioni sono disponibili in inglese e in spagnolo al sito womancando.org (s.m.)

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