Se i sensori a fibra ottica sono oggi noti nel monitoraggio di infrastrutture come ponti, dighe o ferrovie, in futuro potrebbero diventare uno strumento utile anche nel controllo dei movimenti del suolo, dislocati all’interno dei versanti in canali poco profondi. A suggerirlo è un gruppo di ricercatori italiani che presenterà la propria idea in occasione del meeteng Frontiers in Optics della The Optical Society (OSA), in programma dal 19 al 23 ottobre a Tucson (Arizona), negli Stati Uniti.
“I sensori a fibra ottica distribuiti nel suolo possono funzionare come un ‘sistema nervoso’dei versanti misurando lo sforzo di tensione del suolo in cui sono incorporati” ha spiegato Luigi Zeni della Seconda Università di Napoli. Ma come?
Il gruppo di ricercatori ha elaborato un sistema così costituito per prevedere le frane: un tubo di plastica flessibile in cui combinare diversi tipi di sensori a fibra ottica. Monitorandone il movimento – dovuto alle forze di deformazione che precedono l’evento franoso – è possibile valutare l’imminenza di una frana. “Tutto questo”, racconta infatti all’Ansa Zeni: “è reso possibile da un impulso di luce laser che percorre l’intera rete, eventuali scivolamenti del terreno comprimo infatti le fibre e alterano alcune caratteristiche del segnale. Analizzandolo si può risalire al luogo in il terreno si sta deformando”. Questi sensori possono essere usati per ricoprire aree molto grandi – diversi chilometri quadrati – ed essere interpellati continuamente per individuare eventuali zone critiche, continua il ricercatore.
La nuova tecnologia per il monitoraggio delle frane, cedimenti di roccia o di masse di suolo che possono avere pesanti effetti distruttivi, è economica, sensibile e soprattutto più resistente rispetto a quella dei sensori elettrici generalmente utilizzati in questo campo, facilmente danneggiabili.
Riferimenti: The Optical Society
Credits immagine: Washington State Dept of Transportation/Flickr CC