Per le donne potrebbe essere più difficile riprendersi dopo un ictus. È l’ipotesi formulata da un gruppo di ricerca della Fondazione Irccs Santa Lucia di Roma, guidato da Stefano Paolucci, e pubblicata sul numero di dicembre di Stroke. Secondo i risultati dello studio, il recupero dopo l’evento ischemico è comparabile nei due sessi sul piano neurologico, mentre sembra essere decisamente migliore nell’uomo dal punto di vista funzionale.
Nell’articolo, gli autori sottolineano come la letteratura in materia sia ancora assai controversa. Precedenti studi hanno preso in esame altre variabili, quali la gravità dell’episodio ischemico, l’età del paziente, l’intervallo tra l’evento acuto e l’inizio della riabilitazione e il danno cognitivo conseguente all’ictus, che hanno dimostrato un maggior potere predittivo rispetto al genere sulle conseguenze funzionali dell’ictus.
La ricerca di Paolucci ha preso in esame 440 pazienti, 220 donne e 220 uomini, con un’età media di 67 anni e una storia di ictus ischemico, ponendoli a confronto relativamente alla gravità dell’evento acuto, all’età e all’anzianità della lesione. Il recupero neurologico è apparso comparabile nei due sessi. Tuttavia gli uomini presentavano un miglior recupero funzionale: un numero maggiore di uomini ha riacquistato indipendenza nelle attività quotidiane e ha mostrato una riposta migliore in termini di mobilità. I risultati di analisi multivariate hanno messo in evidenza una probabilità tre volte superiore per i maschi di riacquisire, ad esempio, la capacità di salire le scale autonomamente, mentre per le donne il rischio di dover ricorrere all’uso del bastone per camminare è apparso maggiore.
La ragione per tali differenze è difficile da individuare. Un’ipotesi potrebbe essere l’interazione tra l’età e le differenze nella forza muscolare, maggiore nel maschio a tutte le età. Questo divario si accentua con l’avanzare dell’età, in parallelo con una riduzione dell’attività fisica, generalmente diversa nei due sessi. (s.p.)