(Ospedale pediatrico Bambino Gesù) – Una nuova scoperta nello studio del microbiota, l’insieme di microorganismi (alcuni miliardi, in prevalenza batteri) localizzati nel tubo digerente e un tempo conosciuti come flora intestinale. I meccanismi che ne regolano l’interazione con il dna dell’uomo e l’ambiente circostante sono alla base di numerose malattie semplici e complesse. Uno studio del Bambino Gesù ha descritto per la prima volta nella letteratura internazionale un modello di microbiota associato a fegato grasso e obesità. Medici e ricercatori dell’Ospedale hanno scoperto che nell’intestino dei bambini obesi e con fegato grasso alcune famiglie di batteri sono troppo numerose (Ruminococcus e Dorea) se paragonate a quelle presenti in un soggetto sano, mentre altre sono troppe esigue (Oscillospira). L’associazione tra alterazione della flora intestinale e obesità apre la strada alla creazione e alla prescrizione di probiotici personalizzati, con tutti i vantaggi annessi sia in termini di salute, sia in termini di costi sociali. Lo studio è stato pubblicato su Hepatology.
Nelle persone sane la popolazione batterica che forma il microbiota intestinale risulta molto diversificata. Di contro, in tutti i pazienti obesi con fegato grasso, alcune specie batteriche risultano particolarmente abbondanti (Ruminococcus e Dorea), mentre altre (Oscillospira) sono eccessivamente scarse rispetto a quelle presenti nei soggetti sani. Sono presenti insomma diverse forme di squilibri nella sua composizione.
Nel dettaglio, è stato possibile tracciare due modelli di microbiota corrispondenti ad altrettanti profili: uno associato all’insorgenza del fegato grasso, caratterizzato da una diminuzione del genere microbico Oscillospira e all’aumento di una specifica molecola (2-butanone); l’altro associato invece allo stato più avanzato della malattia (steatoepatite), identificabile dall’elevato numero dei generi microbici Ruminococcus e Dorea. Lo studio è stato reso possibile grazie a un approccio originale sviluppato dai ricercatori dell’unità di microbioma umano insieme a quelli dell’unità di ricerca sulle malattie epatiche. Il metodo è consistito nella integrazione di una grandissima quantità di dati prodotti dalle piattaforme di sequenziamento di seconda generazione (Next Generation Sequencing) e dalle piattaforme di spettrometria di massa di cui sono dotati i laboratori del Bambino Gesù. Dall’integrazione di questi “big data” è stato possibile produrre il primo modello di microbiota funzionale associato a casi pediatrici di fegato grasso e obesità.
Lo studio del Bambino Gesù dimostra che la caratterizzazione completa del microbiota associato al fegato grasso permetterà di selezionare probiotici ad-hoc per i bambini obesi e con problemi di steatosi, favorendo il processo di guarigione dell’organo e il recupero del peso ottimale. La scelta e l’associazione di batteri attivi per combattere tali patologie non può prescindere quindi dallo studio personalizzato dei profili del microbiota intestinale.
Uno dei dati più recenti in tema di spesa sanitaria è infatti l’aumento del numero delle prescrizioni per i cosiddetti “integratori”. Ad oggi, in Italia, queste prescrizioni costituiscono il 6,6% del totale delle ricette degli specialisti. Al primo posto tra gli integratori prescritti ci sono i probiotici (12,6%) seguiti dai prodotti per le articolazioni (8,9%) e da quelli oftalmici (8,2%). Tra i prescrittori di probiotici, al primo posto ci sono di gran lunga i pediatri (73%), seguiti dai gastroenterologi (9,8%). Per dare una stima del giro di affari correlato ai probiotici si calcola che nel 2016 si spenderanno nel mondo 42 miliardi di dollari.
«Gli studi sul microbioma intestinale sono fondamentali in pediatria per evidenziare la correlazione tra profili microbici e metabolici e principali patologie correlate ad alterazioni gastrointestinali – spiega Lorenza Putignani, responsabile di parassitologia del Bambino Gesù – Si apre così una nuova medicina dei sistemi, in grado di evidenziare il ruolo delle comunità microbiche nell’insorgenza e progressione delle patologie, aspetto fondamentale soprattutto nel periodo di crescita del bambino, quando si gettano le basi per “preparare” lo stato di salute durante tutte le fasi successive di vita dall’ infanzia, alla vita adulta, alla senescenza».
«Dallo studio emergono due evidenze molto importanti, soprattutto per i pediatri – aggiunge Valerio Nobili, responsabile di malattie epato-metaboliche dell’Ospedale – In primis per avere un fegato sano bisogna avere un intestino sano, popolato cioè da batteri “amici”. La seconda evidenza è la necessità di una più scientifica e “aggiornata” prescrizione dei probiotici per i bambini. Da questo lavoro infatti, frutto dell’esperienza e delle avanzate tecnologie del Bambino Gesù, si conferma l’importanza strategica del ruolo dei probiotici nell’obesità e nel fegato grasso, ma anche e soprattutto la necessità di nuove associazioni e formulazioni di batteri per combattere tali patologie. Parallelamente si afferma l’inutilità dell’uso indiscriminato delle formulazioni esistenti».