Le protesi al seno non sono le sole difettose. Come ancora troppo pochi pazienti sanno, in Italia sono state impiantate circa 4500 protesi d’anca che potrebbero essere a rischio. Si tratta dei modelli “XL Acetabular System” e “Hip Resurfacing System” prodotti da DePuy, l’azienda del gruppo Johnson & Johnson e introdotti in Italia a partire dal 2004.
Il primo allarme è scattato nel 2010, quando il National Joint Registry inglese riscontrò un tasso di revisione a cinque anni dall’impianto del 13 per cento. Decisamente troppo alto. Secondo gli esperti, l’usura del metallo impiegato per realizzare le protesi può portare al rilascio di particelle di cobalto dannose per la salute e causare dolori dovuti a infezioni, frattura dell’osso e dislocazione dell’impianto.
Ammesso il malfunzionamento, DePuy avvisa sempre nel 2010 il Ministero della Salute italiano: è necessario ritirare i dispositivi dal mercato e avviare un monitoraggio sui 4500 pazienti a rischio. Il Ministero pubblica la notizia sul proprio sito ma molte sono le Asl che non rispondono all’appello.
Secondo le disposizioni ministeriali, tutti i pazienti che hanno ricevuto l’impianto d’anca devono essere richiamati per una visita medica di controllo sotto la responsabilità delle 260 strutture ospedaliere coinvolte. Ma i dati sul numero di sostituzioni delle protesi tardano ad arrivare, nonostante DePuy si sia impegnata a rimborsare gli interventi.
Per cercare di porre rimedio alla situazione il 25 gennaio scorso il Ministero invia un altro avviso a tutti gli operatori sanitari e ai medici di famiglia. Ancora una volta, si ribadisce la necessità di completare il monitoraggio, fermo al 35%. I primi risultati arriveranno tra diversi mesi.
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