Protocollo di Kyoto, l’Italia raggiunge gli obiettivi

E’ appena un mezzo punto percentuale in più del previsto, ma rappresenta il segno che l’Italia ce l’ha fatta a raggiungere gli obiettivi fissati dal protocollo di Kyoto. Le riduzioni nelle emissioni di gas serra per il nostro paese infatti avrebbero dovuto raggiungere quota -6,5% rispetto al 1990 nel periodo di verifica 2008-2012, mentre l’Italia ha superato il target, raggiungendo un -7%. A renderlo noto è la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile  con il rilascio del Dossier Kyoto 2013.

“Quindici anni fa, quando fu firmato il Protocollo di Kyoto in Italia c’era una forte divisione fra chi sosteneva che non fosse necessario e avrebbe comportato solo costi rilevanti e chi riteneva che fosse necessario ridurre le emissioni di gas serra e che questo impegno avrebbe prodotto opportunità largamente prevalenti e non solo ambientali”, ha commentato il presidente della fondazione Edo Ronchi, che insieme a Andrea Barbabella, Natale Massimo Caminiti e Toni Federico ha realizzato il dossier: “facendo oggi, molti anni dopo, un bilancio, si può dire che le analisi del partito del ‘Protocollo, costo elevato non necessario’, erano completamente sbagliate sia dal punto dal vista economico (si è raggiunto l’obiettivo senza costi insostenibili), sia ambientale (i gas serra, ormai sono tutti d’accordo, sono alla base della grave crisi climatica)”.

A pesare, positivamente, sul raggiungimento degli obiettivi è stato sia il miglioramento delle performance ambientali del nostro sistema economico, sottolinea il rapporto, sia la crisi: un mix tra sviluppo delle rinnovabili (anche grazie agli incentivi), potenziamento dell’efficienza energetica, e una maggiore sensibilità della popolazione all’ambiente e al risparmio. Così la media annuale delle emissioni è arrivata a 480 MtCO2eq (milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente) per il periodo 2008-2012, pari ovvero a meno il 7% di quella del 1990.

Eppure nonostante i buoni risultati raggiunti dall’Italia e da altri paesi industrializzati, le emissioni totali dal 1990 non sono diminuite, né si sono stabilizzate: in vent’anni sono passate da 37 a quasi 50 GtCO2eq (miliardi di tonnellate di anidride carbonica equivalente), trainate anche dal boom dei paesi emergenti come la Cina. Il rischio è che, se il trend non dovesse cambiare, la crescita delle emissioni continuerà e con essa avvicinarsi il pericolo che l’aumento delle temperature sfori il limite, ritenuto sicuro, dei 2°C.

Per questo, conclude il rapporto, è necessario proseguire l’impegno nella riduzione delle emissioni. Andando oltre il protocollo di Kyoto, e puntando su una strategia e un accordo globale. Così per l’Italia il prossimo passo sarebbe abbracciare le indicazioni della Commissione europea, che secondo la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile significherebbe raggiungere le 370 MtCO2eq nel 2030.

Riferimenti: Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile

Credits immagine: Sebastián-Dario/Flickr

2 Commenti

  1. dati da prendere con le pinze; se andiamo a vedere sono gli anni di contrazione dell’economia.in cui sono stati riscontrati minori consumi di energia.Certo qualcosa è stato fatto, ma non è certo quello che i dati forniscono.
    Il risparmio è dovuto al fatto che molta gente non ha i soldi per mettere benzina alla macchina.quindi saranno da rivedere nel momento in cui l’economia riprenderà a correre…

  2. concordo con mirco e aggiungo che tanto gli stati e le societa che non saranno nel protocollo di kyoto 2013 ,(poiche le norme da rispettare saranno molto piu rigide), con produzione gas serra e emissioni,produrranno sempre di piu poiche paesi emergenti,causando danni all ambiente e alle persone .
    pagheranno solo le spese ,pagando solo delle multe ”forse”.pochi spiccioli recando danni enormi.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here