Prozac, Seroxat e gli antidepressivi in generale? Non producono benefici clinicamente significativi. Ha avuto l’effetto di un terremoto il rapporto di Irving Kirsch, direttore del dipartimento di psicologia della Hull University, che – pubblicato sulla rivista online PloS Medicine – valuta gli esiti complessivi di 47 studi (sia noti che inediti) di esperti britannici e statunitensi sui reali effetti della “pillola della felicità”.
Rimbalzato immediatamente sulle prime pagine dei principali giornali britannici, dal Guardian al Times all’Independent, e subito attaccato dalle case farmaceutiche interessate, lo studio sostiene che questa tipologia di medicinali – assunti ogni anno da oltre 40 milioni di persone in tutto il mondo – in realtà riscontra miglioramenti minimi rispetto all’assunzione di semplici placebo, pari a soli due punti sulla scala Hamilton della depressione (composta da 51 punti complessivi). Esiti sufficienti perché fluoxetina (Prozac), venlafaxina (Efexor), paroxetina (Seroxat) e molecole similari siano state messe in commercio, ma che non raggiungono i tre punti necessari perché il britannico National Institute for Clinical Excellence (Nice) riconosca loro differenze cliniche significative.
L’autorizzazione all’uso commerciale concessa dal Nice si sarebbe basata, piuttosto, sui dati di sperimentazione che dichiaravano effetti terapeutici più ampi. “Stando ai nostri risultati, invece, non sembrano esserci veri motivi per prescrivere questi farmaci, se non alle persone affette da forme di depressione particolarmente acute e solo in caso di fallimento di altre terapie alternative”, afferma Kirsch, che conclude: “Si può guarire da queste patologie senza bisogno di ricorrere a trattamenti chimici”.
Lo studio – che è stato presentato adesso alla Food and Drug Administration, l’autorità sanitaria americana deputata alla verifica e all’autorizzazione dei dispositivi medici – sta sollevando, così, forti interrogativi sul modo in cui vengono concesse le autorizzazioni per questi medicinali. Secondo l’Indipendent a finire sotto accusa sono le multinazionali farmaceutiche, accusate di manipolare i dati delle sperimentazioni. (l.s.)