La resistenza agli antibiotici sviluppata dai batteri è uno dei problemi più seri che la medicina si trova ad affrontare. La causa è l’uso improprio di queste sostanze, naturali o sintetiche, che spesso vengono usate per curare malattie non batteriche o utilizzate in zootecnia per l’allevamento intensivo di bestiame. Pseudomonas aeruginosa è diventato uno dei batteri più pericolosi per l’essere umano: il suo grande genoma gli permette di adattarsi a diversi ambienti e ha sviluppato resistenza a tutti gli antibiotici noti, provocando infezioni delle vie aeree ed urinarie.
L’Università di Lund ha studiato i meccanismi attraverso i quali P. aeruginosa riesce ad insediarsi nell’essere umano. La sua strategia si basa sull’aver evoluto una difesa sia nei confronti del nostro sistema immunitario, sia nel rendere innocuo l’antibiotico somministrato. È infatti in grado di inibire la reazione immunitaria neutralizzando le specifiche molecole spia prodotte per rilevarne la presenza; contemporaneamente, la produzione di enzimi batterici è in grado di degradare l’antibiotico. L’esito è mortale perché il superbatterio si riproduce incontrollato ed è capace di diffondere nell’ambiente le proprie armi, che condivide con eventuali altri batteri presenti.
Uno studio condotto dall’università svedese ha testato anche quale sia l’associazione antibiotica più efficace per combattere l’infezione provocata dal superbatterio Pseudomonas aeruginosa attraverso analisi di laboratorio e test clinici su pazienti. I risultati hanno confermato l’efficacia dell’associazione quando uno dei due antibiotici è la ciprofloxacina ed il batterio ne è suscettibile. La ciprofloxacina è in grado di bloccare la replicazione del DNA batterico e dunque ne impedisce la duplicazione cellulare, portando alla guarigione del paziente.
Esistono però altri antibiotici che vengono utilizzati nelle cure e hanno diverso spettro d’azione: interferiscono col funzionamento della parete cellulare, oppure bloccano la sintesi delle proteine. Di solito, nelle terapie contro batteri resistenti vengono associati due o più antibiotici a diverso spettro, così da potenziarne l’azione ed evitare superinfezioni. Fino ad oggi non esistevano studi che testassero quali associazioni fossero effettivamente efficaci.
Gli ospedali svedesi stanno per applicare alle terapie i risultati della ricerca. Ulteriori studi sono necessari per approfondire come i batteri evolvono strategie che rendono inefficaci le cure mediche e contrastano il sistema immunitario umano per riuscire così ad ottenere un vaccino efficace.
Riferimenti: Host-Pathogen Interactions in Pseudomonas aeruginosa Invasive and Respiratory Tract Infection
Articolo prodotto in collaborazione con il Master in Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza dell’Università di Ferrara