Rosse nelle zone più salate, verdi in quelle intermedie e viola nelle regioni più dolci. Sono questi i colori delle acque del nostro pianeta, almeno sulla prima mappa della salinità degli oceani. A realizzarla sono stati i ricercatori della Nasa e dell’Agenzia spaziale argentina (Comisión Nacional de Actividades Espaciales, CONAE) grazie alle prime osservazioni compiute dallo spazio dal satellite Acquarius, confrontate con le misure sperimentali.
Lanciato a giugno, Acquarius è diventato operativo solamente lo scorso agosto, quando gli strumenti a bordo hanno cominciato a registrare i dati relativi alla salinità della superficie degli oceani. Scopo della missione è infatti quello di analizzare come varia la concentrazione del sale nelle acque del pianeta, fondamentale sia per studiare le correnti oceaniche sia per comprendere meglio il ciclo dell’acqua, e per capire come questi fattori siano influenzati dai cambiamenti climatici.
Nell’atlante realizzato dai ricercatori le regioni più salate (sopra i 35 grammi di sale per kg di acqua, considerato il valore medio di mari e oceani) sono quelle dell’Atlantico, del Mediterraneo più interno, delle fasce subtropicali e le acque sul versante ovest dell’India. Mentre le più dolci sono invece le acque all’altezza dell’Equatore, il Pacifico settentrionale, il Mar Caspio, il golfo del Bengala e quelle prossime al circolo polare artico. In alcuni casi questi pattern di salinità sono facilmente collegabili ad alcune caratteristiche regionali, come la foce di alcuni fiumi (per esempio dove sfocia il Rio delle Amazzoni o il Gange) o le precipitazioni (come quelle abbondanti nelle zone equatoriali). Questi infatti, insieme all’evaporazione e allo scioglimento dei ghiacciai, sono i fattori che più possono influenzare la concentrazione di sale nelle acque.
Le regioni rappresentate in nero invece sono quelle per le quali non esistono ancora dei dati. Le informazioni estrapolate dal satellite infatti sono da considerarsi ancora preliminari e con alcune incertezze, che verranno colmate dalle future osservazioni di Acquarius nei tre anni previsti di vita operativa.
Riferimenti: NASA
Credits immagine: NASA/GSFC/JPL-Caltech