Qual è l’odore del bianco

L’idea di bianco assoluto l’abbiamo in mente quasi tutti: la neve, le lenzuola appena lavate, un foglio di carta. In termini più scientifici, “fare il bianco” vuol dire invece tarare gli strumenti per uniformare tutti i dati raccolti. È possibile farlo con la luce e le onde sonore ma, a pensarci bene, è assai difficile individuare un odore che faccia da riferimento neutro. Eppure qualcuno sembrerebbe esserci andato davvero vicino: Noam Sobel, neuroscienziato presso il Weizmann Institute of Science di Rehovot, Israele, che ha presentato sulle pagine di Pnas “Laurax”, un odore “bianco”, o meglio un miscuglio variabile di almeno 30 diverse molecole.

Per identificare la nuova miscela i ricercatori hanno cominciato selezionando 86 molecole non tossiche  caratterizzate da strutture molto diverse tra loro. Nello specifico, il campionario di odori spaziava da profumi definiti piacevoli (acqua di rose, frutta fresca e timo) fino ai generi di tanfo più insopportabile (feci, urina di gatto e carne marcia). Successivamente, ogni singolo odore è stato diluito in modo da fissarne l’intensità e somministrato in un mix variabile (da 1 a 43 molecole contemporaneamente) al naso di un gruppo di 208 volontari. 

Come accade in natura, i partecipanti al test di Sobel erano in grado di riconoscere i mix di odori che contavano solo pochi componenti. Ma le cose iniziavano a complicarsi quando il numero delle molecole saliva sopra 20: superata questa soglia i volontari cominciavano a confondere sempre più spesso i miscugli odorosi tra di loro. Infine, intorno alle 30 componenti quasi nessuno era più in grado di dire se i campioni contenessero tracce riconoscibili di un qualche odore specifico. In poche parole i ricercatori avevano realizzato per la prima volta la saturazione degli odori, ottenendo un “bianco olfattivo”, che hanno battezzato con il nome di Laurax. 

“Si tratta di uno studio davvero brillante”, ha dichiarato Tim Jacob, un neuroscienziato della Cardiff University, non coinvolto nella ricerca: “e dimostra che se stimoliamo ogni canale olfattivo con la stessa intensità, il cervello non è più in grado di caratterizzare o identificare un odore ben distinto”.

Insomma, tra l’aroma di vaniglia e l’odore di marcio esiste davvero qualcosa di indefinito che, fino a poco tempo fa, era del tutto sconosciuto. Sebbene sia quasi impossibile da identificare in natura, il Laurax potrebbe aiutare la scienza a capire qualcosa di più sulla complessità dei profumi che stimolano il nostro cervello. Dato che sappiamo già molto sui 350 diversi recettori olfattivi presenti nel naso (vedi Galileo: Il tango delle molecole profumate), avere a disposizione un odore bianco potrebbe evidenziare nuove funzioni neuronali mai esplorate prima.

Riferimenti: Pnas doi: 10.1073/pnas.1208110109 

Credits immagine: jesse.millan/Flickr

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