“Obesità e stili di vita in età evolutiva” è la ricerca condotta dall’Istituto per gli affari sociali (Ias) su oltre duemila ragazzi, fra i 6 e i 17 anni, delle scuole elementari, medie e superiori di tre città italiane (Varese, Roma e Catanzaro). L’indagine, che ha messo in evidenza i rischi e le conseguenze sulla salute per i bambini obesi, è stata realizzata con l’obiettivo di sperimentare un modello di prevenzione primaria attraverso la collaborazione fra medici, famiglie e scuole.
Lo studio ha rilevato una percentuale estremamente alta di ragazzi sovrappeso, pari complessivamente al 27,7 per cento dei ragazzi esaminati. Il problema è risultato più evidente al Sud dove i ragazzi obesi sono il 34 per cento, mentre al Centro il 28,7 per cento al Nord il 19,1 per cento. Quanto al sesso, fra i maschi (30,5%) l’obesità si è dimostrata più diffusa rispetto alle femmine (25,0%).
Oltre allo stato di eccesso ponderale, desta preoccupazione che ben il 13,9 per cento dei maschi e l’11,5 per cento delle femmine presentino valori di pressione arteriosa oltre i limiti accettabili per età e sesso; i ragazzi obesi hanno inoltre, rispetto ai normopeso, un rischio quattro volte superiore di essere ipertesi.
In relazione alla familiarità è stato registrato un rischio di obesità tre volte superiore nel caso in cui uno dei due genitori è a sua volta obeso e di ben dieci volte superiore alla norma se l’obesità è a carico di ambedue i genitori. I ragazzi obesi presentano inoltre un rischio raddoppiato di soffrire di scoliosi.
Prendendo in considerazione gli stili di vita, per esempio la quantità di esposizione televisiva, sono soprattutto i maschi (41%) a trascorrere più di tre ore al giorno di fronte alla tv, contro il 31 per cento delle femmine; nel Sud Italia queste percentuali aumentano arrivando al 59,8 per cento (maschi) e 44,7 per cento (femmine).
È emerso inoltre che una discreta percentuale di ragazzi pratica più di due ore di sport extrascolastico a settimana: il 40 per cento dei maschi e il 25 per cento delle femmine al Nord, oltre il 42 per cento dei maschi ed il 32 per cento delle femmine al Centro e rispettivamente il 49 per cento e il 31 per cento al Sud. Al Nord ben il 23 per cento dei ragazzi pratica oltre le 6 ore di sport extrascolastico settimanale.
Quanto alle abitudini alimentari, il 35 per cento dei ragazzi non mangia frutta, il 50 per cento mangia almeno una volta a settimana verdure crude, mentre solo il 25 per cento assume settimanalmente verdure cotte. Anche il consumo settimanale di pesce è estremamente basso, pari cioè al 17,8 per cento.
I risultati dello studio evidenziano la rilevanza sociale del problema obesità che coinvolge sempre più i nostri giovani ed è fortemente correlato a situazioni quali l’ipertensione infantile. Quest’ultima rappresenta un fattore di rischio in età adulta per l’insorgenza di cardiopatie, problematiche cerebrovascolari nonché osteoarticolari. L’evidenza dell’aspetto sociale dell’obesità è sottolineata anche da fattori di rischio quali gli stili di vita incongrui, che privilegiano la sedentarietà e un’alimentazione ricca di grassi e con scarso apporto di frutta e verdura.
“L’obesità, soprattutto quella infantile, rappresenta oggi un aspetto di estrema importanza sociale poiché, anche se i fattori di rischio sono rappresentati da stili di vita individuali inadeguati, quasi sempre sussistono condizioni sociali che condizionano tali stili di vita. Mi riferisco ad esempio alla mancanza di spazi verdi e di gioco all’aperto e alla pubblicità televisiva che sollecita i bambini all’acquisto di prodotti non salutari”. Nel commentare i risultati dell’indagine si è così espresso il Amedeo Spagnolo, dirigente del settore Ricerca scientifica dell’Ias e autore dello studio, che ha inoltre aggiunto: “La prevenzione dell’obesità può essere attuata soprattutto attraverso adeguati interventi sociali. I costi sociali e sanitari per le conseguenze di tale problema, se non si arresterà il trend in aumento, saranno estremamente alti”.
I risultati completi dello studio sono pubblicati nel volume “Sovrappeso ed obesità infantile nell’età evolutiva: vera epidemia sociale del terzo millennio”, edito dall’Istituto per gli affari sociali.
Con il contributo di numerosi esperti del settore, quali medici, sociologi, psicologi e ricercatori, il volume ha affrontato il complesso problema da più angolazioni. Sono stati infatti analizzati i rapporti tra cibo e obesità; il ruolo della genetica nell’insorgenza della patologia; le complicanze mediche; il fondamentale ruolo di una corretta attività sportiva come prevenzione e cura della malattia, nonché l’importanza di un intervento psicologico sui pazienti.
Il volume è interamente scaricabile dal sito dell’Ias. (Dire)