Quanto dista la nostra casa da un potenziale disastro nucleare? Ecco una delle domande che da ogni parte del mondo la gente si pone dopo Fukushima. Un’analisi effettuata grazie a Google Earth da Declan Butler, giornalista di Nature e dal Ciesin (Center for International Earth Science Information Network) della Columbia University, prova a rispondere attraverso una mappa di 211 centrali nucleari, accompagnata dai dati demografici delle singole aree.
I numeri che ne vengono fuori sono molto interessanti. Per esempio emerge che la densità demografica dei due terzi degli impianti al mondo superano di molto quella di Fukushima. Qui, nel raggio di 30 chilometri, abitavano 172.000 abitanti, ora evacuati; 21 centrali hanno invece una popolazione superiore a un milione di persone, e sei superano i tre milioni. In particolare, si calcolano oltre 8 milioni di abitanti in un raggio di 30 chilometri attorno alla centrale di Kanupp, in Pakistan; 5,5 e 4,7 milioni attorno a due impianti nucleari a Taiwan, e 28 milioni di abitanti in un raggio di 75 chilometri attorno a due centrali nucleari cinesi.
La mappa tridimensionale, consultabile direttamente sul sito di Nature, mostra dei pallini rossi, gialli e verdi. Quelli verdi rappresentano le centrali circondate dal minor numero di persone, ovvero poco meno di mezzo milione di abitanti in un raggio di 75 chilometri. I punti rossi, invece, sono i più popolati e indicano un numero superiore ai 20 milioni di persone.
La densità di popolazione intorno agli impianti è sicuramente un fattore di cui tenere conto quando si parla di sicurezza, perché permette di quantificare il danno in termini di perdite di vita, di salute e dell’habitat potenzialmente colpito. “La sicurezza dei reattori va valutata tenendo conto di dove questi si trovano”, puntualizza Laurent Stricker, ingegnere nucleare e presidente della World Association of Nuclear Operators (WANO).
Sempre in termini di sicurezza, è necessario ovviamente considerare numerosi altri fattori che possono aumentare il rischio di incidenti: la sismicità del territorio, la sua esposizione a tsunami, incendi, inondazioni o attacchi terroristici. Tuttavia, conclude Stricker, la valutazione dei rischi è così difficile che ogni azienda deve mettere in conto incidenti imprevisti.
Riferimento: doi:10.1038/472400a