Immaginate di voler stipulare un’assicurazione sulla vita. Se prima di farvi firmare il contratto – e dopo aver scrupolosamente controllato le vostre analisi del sangue e la pressione arteriosa – l’assicuratore vi dovesse chiedere una fototessera, non vi stupite più di tanto. Il vostro viso può rivelare molte più informazioni di quanto pensiate. Gli anni che vi restano da vivere, per esempio: un’équipe di scienziati della University of Illinois di Chicago (biodemografi, per la precisione), coordinati da Jay Olshansky, sta infatti lavorando a un sistema che misura l’aspettativa di vita di un individuo basandosi sull’invecchiamento del suo viso.
“Sappiamo che alcune persone tendono a crescere più rapidamente di altre”, spiega Olshansky al Washington Post. “E sappiamo anche che i figli di persone che invecchiano lentamente tendono a vivere più degli altri”. La ricerca, dicono gli scienziati, è ancora nelle fasi preliminari, ma l’idea ha già suscitato parecchio interesse. E non solo tra le compagnie di assicurazione: la tecnologia potrebbe incentivare le persone a seguire uno stile di vita più salutare e cambiare le proprie abitudini prima che sia troppo tardi.
In sostanza, il sistema usa un computer per scansionare una fotografia di un viso umano in cerca dei segni dell’invecchiamento. Il software messo a punto dagli scienziati tiene conto di fattori come etnia, genere, livello di istruzione, fumo – tutti elementi che hanno conseguenze sull’aspettativa di vita – e analizza guancia, occhi, sopracciglia, fronte e bocca alla ricerca di rughe, punti neri e altri cambiamenti facciali collegati all’età, che vengono poi comparati a profili di persone analoghe (qui un’infografica del Washington Post che mostra come funziona il sistema).
Olshansky racconta di aver avuto l’idea un paio di anni fa, mentre era a cena con un assicuratore: “Si lamentava di avere poco tempo per valutare l’aspettativa di vita dei propri clienti [un lavoretto in effetti piuttosto lugubre, nda]”. Lo scienziato ha quindi contattato Karl Ricanek, professore di informatica alla University of North Carolina di Wilmington, che lavorava da anni nel campo delle tecnologie di riconoscimento facciale per conto della National Security Agency (sì, proprio quella dello scandalo Datagate) e dell’Fbi. Assieme a un biostatistico e altri informatici, i due hanno sviluppato il loro software che analizza le facce. E prevede la morte.
Via Wired.it
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