Non più oggetti di proprietà ma esseri senzienti. Gli animali potrebbero essere riconosciuti dall’ordinamento giuridico italiano come viventi capaci di emozionarsi, gioire e soffrire. La Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati ha approvato una modifica dell’articolo 9 della Costituzione che inserisce, dopo la dizione “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” la frase: “La Repubblica tutela le esigenze, in materia di benessere, degli animali in quanto esseri senzienti”. “Il testo ha una valenza storica perché sinora la legge italiana, a esclusione di una sola norma del codice penale sul maltrattamento, ha sempre considerato gli animali non come soggetti ma come semplici oggetti”, afferma Giulio Schmidt, relatore della proposta e membro della Commissione parlamentare. Che ricorda come la riforma italiana si inserisca in un più ampio movimento a livello europeo. Il testo provvisorio dell’art. 3/5 bis della Costituzione europea stabilisce infatti per l’Unione e gli Stati membri l’obbligo di tenere pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali. “Gli orientamenti a livello comunitario”, continua Schmidt, “hanno imposto il dovere morale e giuridico di riconoscere i cosiddetti ‘valori fondamentali’ del terzo millennio, e cioè la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e degli animali anche nella nostra Costituzione”. La proposta della commissione parlamentere, se approvata, farebbe dell’Italia il secondo tra i paesi che in Europa riconoscono agli animali lo status di essere senziente in un testo costituzionale. “L’esempio della Germania, che per prima, lo scorso anno, ha istituito questo principio nell’art. 20 delle leggi federali, ha acceso una meditata e necessaria riflessione e ha aperto una felice stagione”, va avanti l’onorevole. Nella legge tedesca gli animali vengono definiti “creature giuridiche”, uno status che si colloca a metà strada tra quello di soggetto e oggetto.Quella della Commissione Affari Costituzionali è in ogni caso un’attenzione posta principalmente al benessere degli animali e in generale all’ambiente. “Questa posizione, apprezzabile per certi versi, rischia per altri di segnare un passo indietro”, afferma Luisella Battaglia, del Comitato nazionale di bioetica. “L’animale è un bene con delle sue specificità, che non possono semplicemente coincidere con quelle dell’ambiente. Dovremmo imparare a guardarlo, non più come un oggetto da salvaguardare e tutelare, ma come un soggetto dotato di interessi e diritti. Questo riconoscimento coinvolge la sottile problematica dei diritti morali e di interessi delicati come la caccia e le sperimentazioni scientifiche”. In ogni caso, “se gli animali non possono essere soggetti a pieno titolo, quantomeno dovrebbero essere considerati come soggetti marginali, ovvero non corredati di tutte le capacità paradigmatiche proprie degli esseri umani normodotati. Per questo è importante parlare non solo di benessere ma anche di dignità. E questo comporta la necessità di pensare l’animale come un ente dotato di caratteristiche proprie, specifiche, che merita il nostro rispetto già solo per quell’essere che è e che rappresenta”. Ma la dignità non è forse una caratteristica propria solo degli uomini? “Il problema è che noi manchiamo di fantasia”, continua Battaglia, “pensiamo sempre in termini antropocentrici. Ci può essere anche la dignità di un fiore. Anzi, è giusto riconoscere a ogni essere vivente la dignità che gli è propria secondo natura”. Infine, “non dimentichiamo che nel 1792 Mary Wollstonecraft scrisse ‘I diritti delle donne’, il primo manifesto dell’emancipazione femminile. Un anno dopo, uscì il libello satirico di un altro filosofo, intitolato ‘I diritti dei bruti’, in cui si sosteneva che, se le donne avevano dei diritti, allora si doveva riconoscerne alcuni anche agli animali, “perché donne e animali non sono altro che natura, esseri irrazionali, privi di anima, privi di dignità”. Come dire che il cammino dell’emancipazione è stato, è e sarà sempre molto articolato. Ieri “diversi” erano le donne, gli appartenenti ad altre etnie, gli animali, avremo sempre il problema dei “diversi” e dei diritti dei “diversi”. Però esiste una radice comune: la lotta contro il pregiudizio e contro la discriminazione tra esseri titolari di diritti già solo per il fatto di essere viventi.