Non bisogna essere grandi osservatori per notare che alcuni gatti hanno un pelo che somiglia molto a quello di altri felini. Come i ghepardi, per esempio. Eppure il meccanismo che consente al manto di sviluppare motivi caratteristici è rimasto a lungo sconosciuto. Fino a oggi. Uno studio pubblicato su Science del team di ricercatori guidato da Christopher Kaelin dello Hudson Alpha Institute for Biotechnology, ha infatti scoperto due geni coinvolti nella formazione della pelliccia di gatti e ghepardi. Si chiamano Taqpep e Edn3 e, secondo i ricercatori, il primo contribuisce a creare il motivo del pelo, mentre il secondo ne controlla lo sviluppo.
La ricerca è cominciata cercando di capire quale fosse il meccanismo alla base di una delle colorazioni più comuni nei gatti, ovvero quella composta da una serie di strisce scure e irregolari (tipica dei gatti soriani). Analizzando diversi gatti selvatici della California del Nord, gli scienziati sono riusciti a identificare un gene (Taqpep) responsabile sia del fenotipo tigrato sia di quello più irregolare a macchia (riferito come blotched). L’uno o l’altro aspetto sarebbero solo dovuti a un’alterazione genetica. Nello specifico quando i gatti hanno entrambe le copie del gene mutato il manto risulterà a macchia, mentre se lo è solo una copia il pelo avrà un aspetto striato.
In pratica basta una mutazione per trasformare le macchie in strisce e viceversa. E non soltanto nei gatti. Manti di questo tipo si ritrovano anche in un altro felino, il ghepardo reale, con caratteristiche striature scure al posto delle più comuni macchie. Studiando il dna di questi animali i ricercatori hanno infatti scoperto che la formazione del pelo è regolata dallo stesso meccanismo biologico attivo nei gatti: una mutazione del gene Taqpep.
Questa alterazione però non è in grado di rendere ragione del perché alcune regioni siano più chiare e altre più scure (visto che i livelli del gene in questione non variano da una zona del pelo all’altra). Come fanno quindi queste macchie a sapere dove crescere? Secondo i ricercatori nel meccanismo sarebbe implicato un altro gene, chiamato Edn3, espresso in modo diverso nelle zone chiare (livelli più bassi) e scure (livelli più alti). L’ipotesi è che Taqpep determini il fenotipo a macchie o a strisce influenzando i livelli di Edn3 durante lo sviluppo.
Riferimenti: Science DOI: 10.1126/science.1220893
Credits immagine: Greg Barsh, from the Ann van Dyk cheetah preserve