Quel legame elettrico tra fiori e insetti

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In qualche modo, un prato fiorito è simile ad una distesa di cartelli pubblicitari, dove i fiori sfruttano forme, profumi e colori sgargianti come insegne, invitando gli insetti impollinatori a posarsi e bere qualcosa. Nel mondo della pubblicità vegetale però, a differenza di quella umana, l’onestà è una caratteristica fondamentale. Api, bombi e calabroni infatti hanno buona memoria, e perdono velocemente interesse in una pianta che li attrae ma che poi non dà loro il tanto desiderato nettare. Uno studio della School of Biological Sciences dell’Università di Bristol, pubblicato su Science Express, suggerisce oggi che i fiori sono in grado di segnalare la disponibilità di nettare al loro interno modulando il loro campo elettrico. In questo modo, gli insetti potrebbero individuare i fiori su cui vale la pena posarsi, mentre i fiori aumenterebbero la probabilità che questi li riconoscano come una fonte affidabile, tornando quindi a posarsi su di loro.

L’osservazione dei bombi sul campo

I fiori, e in generale tutte le piante, hanno una debole carica elettrica negativa, al contrario degli insetti impollinatori, che durante il volo acquisiscono invece una carica positiva che può raggiungere circa i 200 volt. Per studiare le interazioni tra questi campi elettrici, i ricercatori hanno posto dei fiori di petunia (Petunia violacea), all’interno di una stanza in cui volavano liberi dei bombi (Bombus Terrestris) in cerca di cibo. Applicando degli elettrodi sui gambi dei fiori, hanno così scoperto che quando un insetto si posa su di essi, consumando quindi il nettare presente, il loro campo elettrico viene modificato dalla carica positiva, rimanendo in uno stato di alterazione per diversi minuti.

Il test con gli e-flower

Per capire quindi se i bombi siano in grado di riconoscere queste differenze nei campi elettrici dei fiori, il team di ricercatori di Bristol ha utilizzato degli “e-flower“, cioè dei fiori artificiali con un campo elettrico modulabile. Alcuni degli e-flower contenevano una soluzione zuccherina (simile a nettare) e avevano una debole carica positiva, mentre altri avevano carica nulla e contenevano una soluzione amara. In presenza di questa differenza di carica elettrica, gli insetti hanno dimostrato di visitare più spesso i fiori artificiali che contenevano la soluzione zuccherina. Una volta eliminata però la differenza nei campi elettrici, il numero di visite tra fiori con e senza ricompensa diventava uguale, dimostrando quindi che questa informazione è fondamentale perché i bombi riescano a individuare i fiori in cui è presente del nettare.

Carica elettrica, un indizio rivelatore della presenza di nettare

Da un’altra serie di esperimenti è emerso inoltre che la presenza dei campi elettrici aumenta la capacità dei bombi di discriminare tra le caratteristiche salienti dei fiori, come forma, colore e profumo. Imparare a distinguere fiori con e senza nettare in base al loro colore, ad esempio, ha richiesto agli insetti circa 35 visite in assenza di campo elettrico, ma solo 24 quando questo era presente. L’ipotesi dei ricercatori è quindi che la carica elettrica dei fiori rappresenti un’informazione che potenzia la capacità degli insetti impollinatori di imparare a riconoscerli, e ad associare la ricompensa (il nettare) alle loro caratteristiche fisico-chimiche.

Non è ancora chiaro però in che modo gli insetti riescano a percepire le differenze nel campo elettrico delle piante. Una possibilità proposta dal team di Bristol è che i peli dei bombi si rizzino per via della forza elettrostatica, un po’ come i capelli di fronte agli schermi delle vecchie televisioni a tubo catodico, permettendo così agli insetti di riconoscere i fiori che vale la pena di visitare.

Riferimenti: Science Doi: 10.1126/science.1230883
Foto di Ronny Overhate da Pixabay

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