“Lucy in the sky with diamonds” cantavano i Beatles più di quarant’anni fa e, forse, pur nella loro fantasia visionaria, non si sarebbero mai aspettati che lassù i diamanti ci fossero davvero. O almeno qualcosa di molto simile a essi. Gli astronomi della Swinburne University of Technology di Melbourne (Australia) hanno infatti individuato un pianeta le cui caratteristiche lasciano supporre che sia composto per lo più da ossigeno e carbonio allo stato cristallino. Ovvero: diamante.
La scoperta è avvenuta quasi per caso mentre i ricercatori, armati di radiotelescopi, scrutavano la Via Lattea a caccia di pulsar (stelle rotanti di enorme massa ma dal diametro di pochi chilometri, che emettono fasci di onde radio in corrispondenza dei poli). Durante l’osservazione, il team di astronomi ne ha notata una “diversa” dalle altre, nella costellazione del Serpente, a 4 mila anni luce dalla Terra: è la PSR J1719-1438, il cui fascio di onde radio viene alterato dal campo gravitazionale di un pianeta compagno: il “grande diamante”. La scoperta di questo pianeta è stata riportata oggi su Science, in uno studio cui hanno partecipato diversi enti di ricerca, tra cui l’Osservatorio Astronomico di Cagliari dell’Inaf.
Come spiegano gli scienziati, si tratta di un sistema binario, e i dati rilevati dalle onde radio forniscono molte informazioni che permettono di ricostruire la storia della sua formazione. Il periodo orbitale del pianeta intorno alla pulsar è di appena un’ora e dieci minuti, il diametro dei due oggetti celesti è di 60 mila chilometri per il pianeta, e di 20 chilometri per la stella, la loro massa è in entrambi i casi decisamente elevata a dispetto delle loro piccole dimensioni, la loro distanza tra i due è di 600 mila chilometri e, infine, l’altissima velocità di rotazione della pulsar è di 173 giri al secondo.
Tutte queste caratteristiche farebbero pensare che il pianeta in questione fosse in origine una stella massiva. Stella che, trasferendo materia alla sua compagna e facendola ruotare più velocemente su se stessa, l’avrebbe trasformata in una millisecond pulsar ad alta velocità, declassando invece se stessa al rango di nana bianca (le più comuni sono proprio al carbonio-ossigeno). Col tempo, poi, la nana bianca avrebbe perso anche i suoi strati più esterni e leggeri, “trasformandosi” in un piccolo pianeta.
Quel poco che rimane oggi della sua massa originale – l’elevata densità rilevata e la sua composizione chimica – fanno pensare che possa essere costituito dalla preziosa pietra. Fino ad oggi si sono scoperti in tutto tre corpi celesti con queste caratteristiche (il primo è stato chiamato proprio Lucy). In effetti, la loro formazione si deve a condizioni straordinarie; come spiega Benjamin Stappers, uno degli astronomi che ha preso parte allo studio, la rarità delle millisecond pulsar con un pianeta massivo compagno indica che la produzione di questi pianeti esotici sia un’eccezione e non la regola.
Riferimento: DOI: 10.1126/science.1208890
il diametro dei due oggetti celesti è di 60 mila chilometri per il pianeta, e di 20 chilometri per la stella,
Mi sembrano tanti per un pianeta… Refuso?
Gentile lettore, grazie per il suo interesse. La risposta alla sua domanda arriva direttamente dai ricercatori italiani dell’Osservatorio di Cagliari dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) che hanno partecipato allo studio, Marta Burgay e Nichi D’Amico
“No, non vi è alcun refuso: sono effettivamente 60 mila km di diametro. Se paragonato a un pianeta di tipo terrestre è in effetti grande, ma è comunque meno della metà di quello di Giove. Per quanto riguarda il diametro della stella, che potrebbe al contrario sembrare piccolo, va ricordato che stiamo parlando di una stella di neutroni, cioè di una stella collassata”.