Per la ragnatela più forte di sempre serve un particolare tipo di seta, la dragline (dall’inglese, filo teso). Ma cosa conferisce alla dragline così tanta resistenza? A raccontarlo sulle pagine della rivista Communications Biology è stato un team di ricercatori provenienti da alcune università degli Stati Uniti e della Slovenia, che esaminando le affascinanti strutture che creano i ragni per catturare le loro prede (solitamente molto delicate), hanno scoperto un nuovo tipo di proteina in grado di conferire alla ragnatela una super-resistenza.
La dragline
Per giungere a questa conclusione, i ricercatori si sono concentrati su una determinata specie di ragno, nota come il Ragno della Corteccia di Darwin (Caerostris Darwini), conosciuto per avere grandi abilità nel tessere una ragnatela molto resistente. Studi precedenti avevano evidenziato che questo animaletto è in grado di produrre ben 7 tipologie diverse di seta, che usa in diverse parti della sua ragnatela. E ora, esaminando le ghiandole che producono i filamenti di seta e la ragnatela stessa, che è tipicamente a forma di raggiera ed è tra le più grandi mai osservate, il team ha scoperto che una in particolare tra queste fibre, la dragline, è la più resistente tra tutte.
La ragnatela super-resistente
Concentrandosi sulla dragline, i ricercatori hanno osservato che è composta da due proteine, chiamate MaSp1 e MaSp2, comuni in molte altre tipologie di ragnatele. Ma non solo: hanno infatti osservato che la dragline di questi ragni è composta anche di un’altra proteina, che hanno chiamato MaSp4a. Da successive analisi, i ricercatori hanno scoperto che questa proteina contiene elevate quantità di un amminoacido, la prolina, già noto per conferire elasticità e flessibilità. I ricercatori, infine, hanno anche scoperto che le ghiandole che producono la seta sono più lunghe e più sviluppate nel Ragno della Corteccia di Darwin rispetto alle altre specie, ed è anche per questo, concludono i ricercatori, che il ragno è in grado di produrre una ragnatela unica, super resistente, flessibile ed elastica.
Riferimenti: Communications Biology