La normativa Reach è a un bivio. Quella che doveva essere una rivoluzione nel campo delle sostanze chimiche europee trova degli ostacoli sul suo cammino. A porli sono le industrie del settore e i governi di Germania, Francia e Gran Bretagna, appoggiati da un’ala del partito dei Popolari europei. Le imprese, infatti, temono i costi che la normativa impone e l’indebolimento rispetto alla concorrenza internazionale. Motivi sufficienti per ignorare le proposte di compromesso che mirano a costruire una larga maggioranza in vista del voto delle Commissioni e della plenaria di Strasburgo. È questa la denuncia fatta al Parlamento Europeo da Guido Sacconi, relatore del provvedimento a Bruxelles e coordinatore del Partito Socialista Europeo (Pse) nella Commissione Ambiente dell’Assemblea.
La proposta di Reach (Registration, Evaluation, Authorisation of Chemicals) è stata adottata dalla Commissione esecutiva nell’ottobre 2003 dopo anni di dibattito. L’obiettivo era mettere ordine in una legislazione, risalente al 1981, che non aveva valore retroattivo e lasciava inesplorati gli effetti di oltre 97 mila sostanze immesse sul mercato prima di quell’anno. Reach, infatti, prevede l’obbligo di registrazione per tutti i composti, anche quelli usati da decenni, prodotti o importati in quantità maggiori a una tonnellata l’anno.
“Nell’arco di 11 anni saranno registrate circa 30 mila sostanze prodotte o importate dall’industria manifatturiera in Europa e l’onere della prova sulla loro innocuità non graverà più sulle autorità pubbliche ma sugli imprenditori”, spiega Guido Sacconi. Il sistema si articola in tre fasi. Nella “registrazione”, i produttori e gli importatori dovranno registrare le sostanze presso la nascente “Agenzia europea delle sostanze chimiche”, fornendo una documentazione a seconda dei tonnellaggi. La registrazione ha delle scadenze temporali dall’entrata in vigore del regolamento: tre anni per le sostanze in quantità superiori a 1000 tonnellate l’anno, sei anni per quelle tra 100 e 1000 tonnellate e 11 anni per i prodotti tra 1 e 100 tonnellate.
“Un sistema diluito nel tempo proprio per facilitare l’industria. Se Reach entrerà in vigore nel 2007, le ultime sostanze saranno registrate nel 2018”, continua Sacconi. “La seconda fase è quella della ‘valutazione’. L’Agenzia valuta la sicurezza dei composti e, a seconda dei casi, può richiedere supplementi di informazione oppure, se si tratta di composti pericolosi, far scattare direttamente la terza fase, quella dell’autorizzazione”. In questa fascia, che comprende le sostanze cancerogene, mutagene, tossiche per la riproduzione, persistenti e bio-accumulative, vengono immessi sul mercato solo quelli per cui viene dimostrato che non esistono alternative più sicure e misure per minimizzare l’esposizione.
Ma gli industriali non ci stanno. “L’industria vuole una revisione della proposta legislativa. Chiede di limitare l’obbligo di registrazione alle sostanze più pericolose (principio di priorità in base al rischio) ed esentare quelle prodotte in quantità inferiore a 100 tonnellate all’anno, escludendo quindi 25 mila dei 30 mila prodotti che invece dovrebbero essere testati. Inoltre è contraria alla richiesta di informazioni accurate su tutti i prodotti, sia per i costi che comporterebbe che per la perdita di competitività”.
Secondo le cifre fornite dall’eurogoverno, infatti, la riforma porterebbe a una maggiorazione dei costi per l’industria chimica di 2,3 miliardi di euro in 11 anni, una spesa che però sarebbe controbilanciata da significativi benefici per la salute e l’ambiente. Attualmente su Reach pesano più di 3000 emendamenti ma su molti sono state già trovate delle convergenze. “Più difficile, invece, è trovare punti d’accordo con la Confederazione dell’industria chimica europea. La mia proposta di compromesso è stata del tutto ignorata”, spiega l’europarlamentare. “Essa prevedeva un allungamento dei tempi di registrazione per le sostanze prodotte in quantità minori, 13 anni invece degli 11 previsti nel testo, con la possibilità per gli operatori di ottenere dall’Agenzia informazioni gratuite dopo 10 anni sulle sostanze già registrate; e una clausola di revisione del regolamento Reach a sei anni dalla sua entrata in vigore, con dei cambiamenti nei criteri di registrazione dei prodotti di grosse e medie quantità”.
Ora quindi non resta che aspettare l’esito delle votazioni delle Commissioni Industria e Mercato interno, che si riuniranno tra il 12-15 settembre, e della Commissione Ambiente il 4 ottobre. Le tre relazioni saranno assemblate nella plenaria di Strasburgo il 16 novembre.