Regione che vai, regola che trovi

Niente più dialogo, ma scontro aperto. La posizione degli ambientalisti, dopo che martedì scorso la camera ha approvato la modifica alla legge sulla caccia, è categorica. Prima il ricorso alla corte costituzionale, poi, se necessario, il referendum. “Ciò che è successo martedì mattina è sconcertante”, racconta Danilo Selvaggi della Lega italiana protezione uccelli nazionale . “Il governo, esattamente nella persona di Luigino Vascon, senatore leghista nonché relatore della legge, ha rifiutato il testo emendato su cui si erano accordate associazioni ambientaliste e cacciatori, dopo sette ore di trattative serrate. Si trattava di una proposta comune fatta ovviamente per migliorare il disegno di legge. Avevamo l’opposizione dalla nostra e parte della maggioranza si era dichiarata possibilista. Ma si è passati ugualmente alla votazione e abbiamo perso”. Adesso il disegno di legge aspetta solo la firma di Ciampi e poi sarà operativo. Il succo della proposta del senatore Vascon sta nell’inserimento di un articolo, il cosiddetto 19 bis, nel testo di una legge che è già in vigore nello stato italiano. “La 157 è una legge storica, fatta nel 1992, con cui lo Stato italiano ha mostrato di recepire la direttiva europea che tutela la fauna selvatica e in particolar modo gli uccelli”, spiega Selvaggi. “L’orientamento comunitario è quello di considerare protette tutte le specie selvatiche, tranne alcune. In allegato alla direttiva si trova una lista in cui vengono elencate tutte le specie che non si possono cacciare. Tuttavia”, precisa l’attivista della Lipu, “la direttiva europea, prevede anche che, in casi del tutto eccezionali, i singoli Stati membri possano decidere di attuare delle deroghe su questa lista. Ora, l’articolo che la maggioranza ha inserito all’interno della 157, prevede che questo potere di deroga vada alle Regioni e non più allo Stato”. Una riforma di sentimento federalista che rischia di trasformare il territorio italiano in un vero e proprio far west, senza nessun tipo di controllo.“Fin da subito noi ambientalisti ci siamo opposti a questa modifica per due ragioni fondamentali. La prima è di carattere scientifico ed ecologico. Dal punto di vista della conservazione delle specie, soprattutto quando si parla di uccelli migratori, non ha senso parlare di confini nazionali né tanto meno regionali”. In questo modo qualsiasi intervento di tutela delle specie rischia di essere vanificato dalla politica del nostro paese, che permetterà alle singole Regioni di decidere sui tempi, sugli spazi e sulle specie da cacciare. “Un altro aspetto fondamentale”, continua Selvaggi, “è che una legge deroga di questo tipo è in contraddizione con l’articolo 5 della riforma federalista della Costituzione italiana. In cui viene detto esplicitamente che la tutela dell’ambiente e degli ecosistemi deve rimanere sotto il controllo dello Stato”. Un principio di incostituzionalità piuttosto evidente che gli ambientalisti tenteranno di sfruttare per far abrogare l’articolo 19 bis dalla Corte Costituzionale. “Se non riusciremo a fermare la legge in questo modo ricorreremo allo strumento referendario”. Proseguirà dunque la battaglia iniziata dagli ambientalisti alla fine dello scorso anno. “Inizialmente chiedevamo il ritiro dell’intero disegno di legge”, spiega Selvaggi. “Successivamente abbiamo addolcito le nostre posizioni e abbiamo chiesto di attuare dei miglioramenti alla proposta legislativa. Uno di questi, su cui si era raggiunto anche l’accordo con i cacciatori, prevedeva di mantenere una sorta di controllo nazionale sulle scelte delle singole regioni. Noi avevamo indicato nell’Istituto Nazionale di Fauna Selvatica l’organo che poteva valutare le conseguenze sull’ambiente e sugli animali delle politiche venatorie”. Queste proposte non sono piaciute alla maggioranza, che si è rifiutata di prenderle in considerazione. Nonostante tutto, l’attivista della Lipu è ottimista. “Dal luglio scorso, da quando cioè questa legge ha avuto l’approvazione del Senato (133 voti a favore e 18 contrari) abbiamo ottenuto dei grossi risultati. Siamo infatti riusciti a spostare molti voti. All’interno della maggioranza c’è chi ci appoggia, come d’altronde ci sono dei cacciatori tra le fila dell’opposizione”. Una prima vittoria c’è stata già martedì scorso: “Non è passata la riforma della legge 394, che veniva votata assieme alla modifica della 157. Cancellando un intero articolo, questa seconda proposta di legge avrebbe permesso di aprire la caccia nei parchi e nelle zone protette. Ma siamo riusciti a bloccarla”.

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