La resistenza agli antibiotici è un problema anche per le missioni su Marte

resistenza agli antibiotici
(Foto: Nasa)

Il pericolo che non ti aspetti. O forse sì, visto che i ricercatori dell’Università di Houston in Texas ci hanno pensato eccome. La resistenza agli antibiotici dei batteri sta diventando un problema sempre più grosso sulla Terra, tanto che l’Oms l’ha inserita tra le 10 principali minacce alla salute mondiale. Ma il fenomeno potrebbe rivelarsi ancora più insidioso nello Spazio. Il team di Madhan Tirumalai e George Fox ha infatti dimostrato che alcuni batteri cresciuti in condizioni di microgravità, se esposti a piccole dosi di antibiotico, possono sviluppare resistenza a diversi farmaci. Un vantaggio che persiste per oltre 100 generazioni.

Batteri nello Spazio

Se si pensa alle prossime esplorazioni spaziali a lunga permanenza (Luna e a maggior ragione Marte) bisogna prevedere qualsiasi rischio per gli astronauti. Uno di questi deriva dai batteri. Già di norma i nostri uomini e donne nello Spazio hanno difese immunitarie più basse, indebolite dalla microgravità, dalle radiazioni cosmiche e dall’alterazione del ritmo sonno-veglia. Cosa succederebbe se dovessero contrarre un’infezione da superbatteri resistenti agli antibiotici? Se lo sono chiesti i ricercatori dell’Università di Houston, che per approfondire il tema hanno studiato il comportamento di un ceppo innocuo di Escherichia coli cresciuto in condizioni di microgravità simulata in presenza di cloramfenicolo, un antibiotico ad ampio spettro.

La resistenza agli antibiotici si mantiene per generazioni

Il team di Madhan Tirumalai e George Fox ha favorito la crescita di questo ceppo batterico per 1000 generazioni, constatando lo sviluppo di una resistenza non solo al cloramfenicolo ma anche ad altri farmaci. L’emergere di una resistenza multipla in realtà non ha stupito molto gli esperti, poiché, avendo un numero limitato di geni coinvolti nella gestione dell’ingresso e dell’uscita di molecole (come gli antibiotici) nella cellula, alterazioni nei meccanismi di difesa del microrganismo possono riguardare più di una molecola. Quello che invece ha incuriosito e forse preoccupato di più gli esperti è che la resistenza agli antibiotici del batterio si sia mantenuta nel tempo anche dopo la rimozione dell’antibiotico: dopo 110 generazioni era ancora presente.

Un serio problema per gli astronauti

Le agenzie spaziali o le compagnie private che manderanno persone nello Spazio – sostengono i ricercatori – dovrebbero tenere presenti questi primi risultati perché l’eventualità che imbarcando l’equipaggio si imbarchino anche dei batteri è sempre presente. E se questi microrganismi, che durante le lunghe spedizioni spaziali potrebbero replicarsi anche migliaia di volte, sviluppassero una resistenza agli antibiotici potrebbe costituire un serissimo problema per la salute degli astronauti.

I dati ottenuti dallo studio di un solo microrganismo modello sono da considerarsi preliminari e non possono essere generalizzati. Ma indagare potrebbe essere opportuno.

Riferimenti: mBio

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