Per la prima volta in Italia il sistema ricerca è stato valutato in tutta la sua complessità. Un lavoro impegnativo che ha coinvolto 102 strutture tra università, enti e istituzioni di ricerca che hanno partecipato a titolo oneroso: un totale di 64.028 ricercatori e 17.329 prodotti valutati (per la maggior parte articoli su riviste, la più quotata è risultata Physical Review Letters) per gli anni 2001-2003. Il risultato, come hanno sottolineato il ministro dell’Università, Istruzione e Ricerca Scientifica Fabio Mussi e il presidente del Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca (Civr) Franco Cucurullo, è stato migliore di quanto ci si potesse aspettare. Il 30 per cento dei prodotti è stato valutato eccellente, il 46 per cento buono, il 19 per cento accettabile e solo il 5 per cento limitato. La percentuale degli “eccellente” cresce però fino al 52 per cento nel caso di prodotti presentati congiuntamente da più enti o atenei.
Ma il voto tutto sommato “buono” alla ricerca italiana non può essere imputato all’intero stivale: sono infatti ancora molte le zone grigie. A partire dai settori di ricerca: circa i 2/3 del finanziamento complessivo viene assorbito dall’area tecnico-scientifica (università ed enti di ricerca), seguono l’area medica, che attira però anche risorse dall’esterno, e ultima quella socio-umanistica, che attinge a proprie risorse per finanziarsi. Disomogeneità si evidenziano anche per quanto riguarda la mobilità internazionale dei ricercatori, molto più spiccata al nord. Dove, soprattutto nel Nord-Ovest, il finanziamento per ricercatore è di gran lunga superiore (in media 19.109 euro/anno) a quello a cui può aspirare uno scienziato di pari grado che lavora nelle Isole (in media 8.875 euro/anno).
Il Comitato sta ora prendendo in esame i dati relativi agli anni 2004-2006. I cui risultati andranno a confluire all’interno del lavoro della Agenzia nazionale di valutazione, attiva dal prossimo marzo. La relazione finale è disponibile all’indirizzo vtr2006.cineca.it. (l.g.)