Il cervello di Cartesio non esiste più, ma alcuni scienziati guidati dal medico legale francese Philippe Charlier sono riusciti ad ottenerne immagini 3D con un dettaglio senza precedenti a partire dalle impronte sulle pareti del cranio. L’equipe di medici ha potuto così condurre un’analisi virtuale della sua morfologia, scoprendo che il cervello di Cartesio non era così diverso da quello della maggior parte delle persone, se non in zone specifiche. I risultati dello studio, pubblicati sul Journal of Neurological Sciences, mostrano infatti che le dimensioni del cervello del pensatore e matematico francese sono comparabili con quelle di 102 individui di riferimento, ma rivelano una sostanziale asimmetria nella parte della corteccia frontale associata alla semantica.
La storia del cranio di Cartesio, oggi conservato al Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi, è piuttosto bizzarra. Le spoglie del filosofo, originariamente sepolto a Stoccolma, sono state in un secondo momento spostate a Parigi. Ma il teschio non le avrebbe mai accompagnate. Infatti il capo delle guardie svedesi incaricato di sorvegliarle tenne il cranio per sé. Alla sua morte, il cranio di Cartesio venne usato dagli eredi della guardia per pagarne i debiti e così passò per secoli di mano in mano finché lo scienziato svedese Berzelius, nel 1821, seppe che stava per essere venduto all’asta, lo acquistò e lo inviò all’Accademia delle Scienze Francese. Lì l’autenticità del teschio è stata certificata e la lista dei proprietari ricostruita anche grazie alle loro firme incise sulla sua superficie esterna.
L’idea di correlare la morfologia cerebrale con caratteristiche cognitive risale all’Ottocento, con lo sviluppo della frenologia, oggi considerata una pseudoscienza. Ma per la scienza moderna è tuttavia interessante comprendere le relazioni tra morfologia e funzionalità cerebrali e il cervello di molti grandi è stato studiato alla ricerca delle tracce del genio. Un esempio tra tanti è quello del cervello di Einstein che, prelevato alla morte del celebre fisico e dissezionato in 240 parti, è stato estensivamente studiato per decenni, evidenziando uno sviluppo anomalo dei giri nel lobo parietale associato al pensiero matematico, alle immagini di movimento e alla cognizione visuo-spaziale.
Nel caso di Cartesio, morto nel 1650, i ricercatori hanno avuto una difficoltà di base: come analizzare un cervello andato ormai perduto? La ricostruzione del cervello del filosofo è stata possibile grazie a tecniche comunemente applicate in paleoantropologia: la materia cerebrale infatti lascia sulle pareti interne del cranio impronte caratteristiche in corrispondenza di prominenze, giri e venature. Attraverso una serie di scansioni tomografiche della superficie interna del cranio è possibile realizzare un calco virtuale, invertendo solchi e rilievi per ottenere un’immagine 3D del cervello.
In questo modo gli scienziati francesi hanno scoperto che nel cervello di Cartesio la caratteristica peculiare, che lo distingue da quello di altri individui, è uno sviluppo asimmetrico, più pronunciato nel lato sinistro, della regione della corteccia frontale denominata “area 45 di Brodmann”, che si ritiene legata all’elaborazione del significato delle parole.
Il “Cogito ergo sum” nascerebbe dunque da lì? Gli stessi autori della ricerca concludono che i loro risultati da soli non bastano a risolvere l’annosa controversia sulla relazione tra anatomia cerebrale e intelligenza eccezionale, ma costituiscono un buon punto di partenza per future indagini. Del resto, “Il dubbio è l’origine della saggezza”.
Riferimenti: Journal of Neurological Sciences