Il Dna del mammut, animale preistorico ormai estinto, è stato ricostruito e codificato. Lo notizia, apparsa su Nature, viene dai ricercatori dell’Istituto di l’antropologia evolutiva del Max Planck Institute tedesco, riusciti nell’impresa di radunare i frammenti del patrimonio genetico dell’animale, conservati nel permafrost. È stato così possibile leggere le 5.000 lettere del Dna mitocondriale, la parte di Dna contenuta negli organelli che hanno la funzione di fornire energia alla cellula. Questo ha permesso agli scienziati di ricostruire l’albero evolutivo del mammut e delle due specie di elefanti oggi esistenti, scoprendo che il grande mammifero preistorico è imparentato con l’odierno elefante indiano, più strettamente che con quello africano. I tre gruppi provengono da un antenato comune, dal quale si sono separati circa sei milioni di anni fa, mentre l’elefante asiatico e il mammut si sono differenziati circa 500 mila anni più tardi. Non è la prima volta che vengono analizzati i patrimoni genetici di mammiferi estinti, ma, come scrivono i ricercatori, “questa è la prima volta che si decodifica parte del codice genetico di un animale risalente al Pleistocene”. Il Dna mitocondriale del mammuth, conservato nello strato di ghiaccio permanente, è stato analizzato usando una nuova tecnica che permette di studiare quantità molto piccole di osso fossile, pari a 200 milligrammi. Da questo sono state ottenute 46 sequenze parziali di Dna. Anche se la mole di informazioni genetiche contenute nel nucleo è di gran lunga superiore a quella degli organelli cellulare, il Dna mitocondriale è particolarmente utile per studiare i rapporti evolutivi fra le specie differenti. La tecnica di analisi del mammuth, in precedenza, era stata utilizzata per per studiare l’albero genealogico di un grosso uccello, il moa, scomparso circa 500 anni fa. (a.c.)