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Riforma Gelmini. Tu che ne pensi?

Un sondaggio sui punti critici della riforma Gelmini al momento in discussione al Parlamento. Lo hanno realizzato e messo online i ricercatori del Gruppo di Lavoro dell’Università degli studi di Milano che dal 2008 cerca di discutere e di proporre modificazioni al disegno di legge. Il gruppo non è nuovo a iniziative concrete: già ha scritto e proposto alcuni emendamenti alla commissione che deve discutere il ddl (disponibili sul sito del gruppo) e li ha inviati, nel marzo scorso, al ministro della Pubblica Istruzione Maria Stella Gelmini.

“Dopo aver molto discusso fra noi abbiamo deciso di chiedere a chi è parte attiva del mondo della ricerca e della didattica nelle università – ricercatori e docenti – cosa pensava”, spiega a Galileo Roberto Cerbino, membro del Gruppo di Lavoro. “Lo scopo  – continua il ricercatore – è in parte sondare la loro posizione, in parte legittimare le nostre riflessioni. Noi non siamo contrari per principio alla riforma, pensiamo infatti che sia assolutamente necessario un cambiamento e che questo sia un punto di partenza. Se passasse così com’è, però, questa riforma creerebbe numerosi problemi e lascerebbe irrisolte diverse questioni, come quella del destino dei ricercatori a tempo indeterminato”.

Nel realizzare il sondaggio, i ricercatori sono partiti dagli emendamenti proposti al Ministro e hanno costruito venti domande. “Inizialmente avevamo preso in considerazione anche i passaggi del ddl che riguardano più da vicino gli studenti, poi abbiamo deciso di lavorare in un campo più circoscritto e abbiamo indirizzato le nostre domande a ricercatori e docenti su aspetti che li riguardano da vicino”, prosegue Cerbino. Tra gli argomenti delle domande infatti spiccano i criteri di reclutamento di ricercatori e docenti, la presenza di professori associati nelle sedi decisionali e la nuova figura del ricercatore a tempo determinato. Questi ultimi andranno a sostituire i ricercatori a tempo indeterminato, quasi ventimila nelle università italiane, il destino dei quali però non è stabilito dal disegno di legge proposto dal Ministro Gelmini e rimane incerto. 

Le domande, online per ancora un paio di settimane, sono rivolte ai dottorandi, ricercatori e docenti di tutti gli atenei. Sono però previsti due percorsi: i membri interni all’Università di Milano che vorranno partecipare al sondaggio dovranno infatti fornire la posta elettronica dell’ateneo per attestare la loro appartenenza; gli altri possono accedere direttamente.

Verso la metà di marzo i ricercatori del gruppo di lavoro procederanno all’analisi dei dati che saranno valutati sia globalmente, sia per categoria (docenti, ricercatori, dottorandi…). “Una volta ottenuti dei risultati quantitativi e qualitativi li pubblicheremo sul nostro sito e ne discuteremo con il nostro rettore. Poi, ovviamente, li invieremo al Ministro Gelmini.”, conclude Cerbino. (c.v.)

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