È la prima terapia avanzata a base di cellule staminali approvata e formalmente registrata al mondo. Ed tutta è italiana. Il suo nome è Holoclar, un trattamento che può restituire la vista a persone che hanno subito gravi ustioni della cornea, e la Commissione europea ha appena ratificato l’autorizzazione condizionata per la sua immissione in commercio negli stati Ue.
Siamo vicino a Modena, nel Centro di Medicina Rigenerativa “Stefano Ferrari”, dove nel 2008 è nata Holostem Terapie Avanzate, spin off dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Più che in un ateneo pubblico italiano, sembra di essere in un istituto d’avanguardia americano: 4mila metri quadri, di cui la metà a “contaminazione controllata”; al primo piano ci sono i laboratori per la ricerca di base, al secondo l’officina farmaceutica, con 17 stanze per colture cellulari isolate e un monitoraggio 24 ore su 24 anche dell’aria; in tutto, ci sono un centinaio di aree certificate secondo gli standard internazionali (Good Manufacturing Practice, Gmp), 300 attrezzature (sempre Gmp) e 800 sensori.
È qui che è stato completato lo sviluppo di Holoclar, grazie alla partnership con la farmaceutica italiana Chiesi: un connubio pubblico-privato e un modello di business virtuoso che è partito da una solida ricerca durata più di venti anni, e che ora consentirà a diversi centri in tutta Europa di applicare questa terapia.
Messa a punto da Michele De Luca e da Graziella Pellegrini (rispettivamente direttore e coordinatrice della Terapia Cellulare del Centro di Medicina Rigenerativa, e docenti di Biochimica e di Biologia applicata dell’ateneo modenese), la terapia permette la rigenerazione completa del tessuto della cornea a partire da un gruppo di cellule staminali autologhe (cioè del paziente stesso) che risiedono unicamente in una piccola parte dell’occhio chiamata limbus, al confine tra la cornea e la congiuntiva (la parte bianca attigua).
“Quando ustioni termiche o chimiche danneggiano irreversibilmente questa riserva di staminali nel limbus, la superficie corneale smette di rigenerarsi, e la congiuntiva a poco a poco comincia a ricoprire la cornea con una patina bianca che rende impossibile la visione e provoca dolore e infiammazione cronici”, spiega Pellegrini. “Se almeno in uno dei due occhi del paziente è rimasto un residuo anche piccolissimo di limbus non danneggiato, siamo in grado di ricostruire in laboratorio l’epitelio che ricopre la superficie corneale: è sufficiente una biopsia di 1-2 millimetri per ricostruire tutta la popolazione di cellule”.
Holoclar è questo lembo di epitelio corneale che somiglia a una lente a contatto. La procedura per ottenerlo è ormai altamente standardizzata e ha oltre 14 anni di controlli su efficacia e sicurezza (follow up), e studi pubblicati sulle più importanti riviste scientifiche.
“Ottenuto l’epitelio, una parte viene prelevata e controllata, in modo da essere certi che si tratti proprio del tessuto che volevamo. A questo punto – continua Pellegrini – viene messo su un supporto di fibrina (una proteina umana chimicamente modificata, ndr.) che viene adagiato sull’occhio del paziente e funziona come una ‘colla’, compatibile e completamente riassorbibile in 24 ore. Questo consente di ottenere una cornea trasparente stabile nel tempo e un pieno recupero della capacità visiva, senza provocare alcuna reazione di rigetto, perché l’epitelio è costituito dalle cellule del paziente stesso. Abbiamo verificato che sono necessarie almeno 3mila cellule staminali per ciascun innesto”.
Questa terapia ha avuto successo per diversi motivi: da una parte, le cellule staminali adulte epiteliali sono, insieme a quelle ematopoietiche, le più studiate, e sono relativamente semplici, dall’altra i pazienti sono stati molto ben selezionati. Il trattamento è stato applicato per la prima volta sull’essere umano in via sperimentale negli anni Novanta ed è stata riconosciuta come farmaco orfano nel 2008. Sempre in Italia, è stato condotto uno studio multicentrico che ha coinvolto 10 istituti, coordinato per la parte clinica da Paolo Rama, primario dell’“Unità operativa di oculistica – Cornea e superficie oculare” dell’Istituto scientifico San Raffaele di Milano. Ad oggi, sono stati trattate alcune centinaia di occhi: negli studi con follow up a 10 anni si è registrato un successo totale in oltre il 76% dei casi, e un successo parziale in più del 13%. Se vi è un fallimento, lo si vede entro il primo anno.
Ma come funzionerà la procedura, ora che la terapia potrà essere commercializzata? “Saranno individuati e selezionati pochi centri altamente specializzati in tutta Europa, che saranno opportunamente formati da Chiesi”, risponde Rama. “Quando si presenterà un caso eleggibile per il trattamento (si stimano circa mille pazienti l’anno in tutto), la biopsia del limbus verrà inviata entro 36 ore al centro Holostem/Chiesi in un apposito kit. A questo punto comincerà il processo di sviluppo di Holoclar che richiede alcune settimane. A seconda delle condizioni del paziente, sarà stabilita la data del trapianto e Holostem/Chiesi invierà Holoclar entro le 36 ore. Parte del tessuto sarà crioconservato e potrà essere utilizzato per un eventuale secondo trapianto”.
“L’iter autorizzativo, in cui siamo stati veri e propri pionieri, è stato lungo e complesso, ma – conclude De Luca – il risultato ottenuto oggi ci dimostra che le cellule si possono coltivare secondo standard farmaceutici in grado di garantire ai pazienti sicurezza ed efficacia”.
Immagine: Lembo di epitelio corneale coltivato in vitro (credi: Holostem)
Le mie più vive congratulazioni per la scoperta.
Ma per la riparazione della congiuntiva iperemica e danneggiata non è stato scoperto ancora nulla.
Una persona disperata
Congratulazioni per la nuova scoperta ma si puo applicare anche su un caso di cornea sfiancatain seguito ad un intervento di prk?
E in caso di retinite pigmentosa potrebbe servire? Grazie
holoclar potrebbe funzionare anche per la retinite pigmentosa ? Ho mamma e fratello con questa malattia e sarebbe davvero un miracolo !