Il cambiamento climatico ci sta regalando un autunno particolarmente mite, ma in alcune parti d’Italia gli impianti di riscaldamento sono già accesi, e presto lo saranno anche nel resto del paese, a seconda della zona climatica. Utile quindi ripassare le 10 regole pratiche indicate dall’Enea per scaldare al meglio le proprie abitazioni e risparmiare evitando sprechi, sanzioni e brutte sorprese in bolletta. Ecco il decalogo:
1° La cura
Un impianto di riscaldamento in perfetta efficienza, con i filtri puliti, senza incrostazioni di calcare e ben regolato, consuma e inquina meno. Effettuare la manutenzione degli impianti è dunque la regola numero uno, per risparmiare e e stare in sicurezza.
2° Il giusto calore domestico
La legge autorizza in casa una temperatura massima di 22 gradi, ma in realtà 19 gradi sono più che sufficienti a garantire il comfort domestico. Ogni grado in più comporta consumi anche notevolmente maggiori, a seconda di quanto sono isolate le pareti esterne. Per evitare sprechi, controlliamo le temperature nei diversi ambienti, e ricordiamoci che l’aria calda e secca non è benefica per la salute. Attenzione anche a non lasciare troppo a lungo le finestre aperte: per rinnovare l’aria in una stanza bastano pochi minuti.
3° I tempi del riscaldamento
E’ inutile tenere acceso l’impianto termico quando non si è in casa o si sta sotto le coperte. In questi casi, basta che la temperatura non scenda al di sotto dei 12-13 gradi per evitare la formazione di eventuali condense. E poi ovviamente, per risparmiare bisogna rispettare le apposite indicazioni di legge, che prevedono un periodo dell’anno e un tempo giornaliero massimo di accensione dell’impianto variabili a seconda della zona climatica in cui ci si trova. Nelle fasce costiere del Sud Italia, classificate come zone climatiche “B”, ad esempio, gli impianti possono essere accesi dal 1° dicembre al 31 marzo e per un massimo di 8 ore al giorno, mentre nella zona “E” di gran parte dell’Italia del Centro Nord, il riscaldamento va dal 15 ottobre al 15 aprile e per un massimo di 14 ore giornaliere.
4° Dormite con le persiane chiuse
Chiudere persiane e tapparelle e mettere tende pesanti è un vecchio sistema sempre valido per ridurre le dispersioni di calore verso l’esterno. (E anche per dormire bene: schermare le finestre dalla quando si dorme migliora la qualità del sonno).
5° Liberate i caloriferi
Non coprire i termosifoni. Tende e mobili ostacolano la diffusione del calore e generano sprechi, così come i panni messi ad asciugare direttamente sul calorifero. Al contrario, può essere opportuno ed efficace inserire un pannello riflettente – anche un semplice foglio di carta stagnola – tra parete e termosifone, specie nei casi in cui il calorifero è incassato in una parete esterna.
6° Quando serve l’esperto
Se con tutti questi accorgimenti non riuscite a trovare un equilibrio fra confort e spesa, forse la questione va affrontata più radicalmente. Ma per esserne certi, è necessario che sia un tecnico a valutare il grado di efficienza dell’immobile, misurando oggettivamente consumi e costi, ed eventualmente a individuare gli interventi da effettuare per risparmiare energia senza rinunciare al confort. Una diagnosi energetica o un attestato di prestazione energetica (APE) ha costi contenuti e, nel caso, intervenire sull’impianto di riscaldamento può essere particolarmente conveniente se si sfruttano le detrazioni fiscali IRPEF od IRES dell’Ecobonus, che vanno dal 50% fino all’85% nel caso di Sismabonus dei condomini, o quello per la ristrutturazione edilizia del 50% o gli incentivi a fondo perduto del “Conto termico”.
7° Innovare conviene
Talvolta può risultare opportuno sostituire la vecchia caldaia. I nuovi generatori di calore, oggi in commercio, presentano soluzioni tecniche, accorgimenti costruttivi e sistemi di controllo, che assicurano rendimenti davvero molto elevati. Anche per questo motivo la legge impone, ad esempio, l’installazione delle cosiddette “caldaie a condensazione” e delle pompe di calore ad alta efficienza. Talvolta si possono installare sistemi ibridi (caldaia a condensazione e pompa di calore) specie in connessione con collettori solari per l’acqua calda o fotovoltaici per l’energia elettrica. C’è anche l’opzione delle caldaie alimentate a biomassa, che però richiedono una accurata manutenzione per essere veramente efficienti e non inquinare più del necessario. Anche questi interventi possono fruire degli sgravi fiscali dell’ecobonus ed, in alcuni casi, del conto termico.
8° Automatizzare
In generale, per partire col piede giusto, è indispensabile dotare il proprio impianto di una centralina di regolazione automatica della temperatura ambiente. Uno strumento che, rilevando i gradi effettivi all’esterno e all’interno della casa, riesce a ottimizzare i consumi fornendo la quantità di energia necessaria per mantenere la temperatura impostata ed evitando inutili picchi o sbalzi di potenza. La possibilità di programmazione oraria, giornaliera e settimanale, della centralina garantisce inoltre un ulteriore risparmio energetico, permettendo di riscaldare solo nei periodi di tempo in cui l’immobile risulta abitato. Anche la domotica aiuta a risparmiare. Cronotermostati, sensori di presenza e regolatori elettronici consentono di regolare, adesso anche a distanza tramite il cellulare, la temperatura delle singole stanze e il tempo di accensione degli impianti di riscaldamento, in modo da regolarli, mantenerli in funzione o di attivarli preventivamente, quando necessario.
9° Applicare le valvole termostatiche
Queste apparecchiature servono a regolare il flusso dell’acqua calda nei termosifoni, consentendo di non superare, negli ambienti dove sono installate, la temperatura impostata in media per l’intero appartamento, specie nelle stanze esposte verso sud, spesso riscaldate già dal sole.
10° Contabilizzare del calore
Nei condomini con utenza di teleriscaldamento o impianto termico centralizzati è necessaria l’installazione di un sistema di contabilizzazione di calore, in molti casi, addirittura obbligatoria per legge. La contabilizzazione del calore consente, entro certi limiti, di gestire in autonomia e indipendenza, il riscaldamento del proprio appartamento, e quindi di pagare in base al consumo e non secondo una quota forfettaria derivante dai consumi dell’intero palazzo.