Riaccendere un acceleratore di particelle come l’Lhc, con una circonferenza di 27 chilometri, non è un gioco da ragazzi. Non esiste ovviamente un semplice interruttore, e riportare a regime tutte le sezioni del macchinario richiede tempo: più o meno due settimane, stimavano dal Cern all’annuncio della ripresa dei lavori, per vedere le prime collisioni. Le due settimane però sono ormai agli sgoccioli, ma di protoni ancora non c’è traccia. La colpa è di un guasto assolutamente banale: un cortocircuito in uno dei super-magneti dell’acceleratore, già individuato dai tecnici del Cern, la cui riparazione farà però rimandare la riaccensione ancora per qualche settimana.
Come ricorderete, negli ultimi due anni Lhc è stato fermo, mentre tecnici, fisici e ingegneri lavoravano per potenziare l’intero sistema, portando da 8 a 13 teraelettronVolt (Tev) la potenza complessiva dell’impianto, così da ottenere impatti tra particelle da 6,5 Tev (invece dei 4 degli esperimenti precedenti). Con tanta potenza, i fisici dell’Lhc sperano di svelare alcuni dei più grandi misteri della fisica moderna: indagare la natura della materia oscura, cercare conferme per la cosiddetta supersimmetria, e individuare nuovi tipi di bosone, diversi dal celebre Higgsavvistato due anni fa proprio nell’acceleratore del Cern.
Per ottenere un tale aumento di prestazioni, i tecnici dell’Lhc hanno apportato un discreto upgrade alla struttura dell’acceleratore, rimpiazzando tra le altre cose 18 dei 1.232 super-magneti ospitati nelle 8 sezioni del macchinario. Proprio in uno di questi magneti è stato scoperto negli scorsi giorni un piccolo guasto, un banale cortocircuito, che impedisce ad una delle sezioni di entrare a regime.
Si tratta di una riparazione tutto sommato banale, complicata però da un piccolo particolare: il magnete si trova in una zona fredda dell’acceleratore. Realmente fredda, visto che parliamo di circa-271 gradi centigradi, una temperatura inferiore a quella che potreste trovare nello Spazio. Per effettuare la riparazione sarà quindi necessario riportare a temperatura ambiente la sezione, sostituire il magnete, e poi raffreddare di nuovo l’intera zona, trasformando un intervento che richiederebbe poche ore in una procedura che dovrebbe durare diverse settimane.
“A oggi, quante settimane di ritardo accumuleremo sul programma iniziale non è ancora affatto chiaro”, scrive sul suo blog Marco Delmastro, fisico del Cern che lavora all’esperimento Atlas (l’esperimento da cui è arrivata la scoperta del Bosone di Higgs). “Quello che è certo, è che non vedremo nessun protone circolare questa settimana”.
Non sappiamo ancora dunque quando riprenderanno le collisioni del nuovo Lhc, ma sul lungo periodo non dovrebbe trattarsi di un problema, visto la tabella di marcia prevede che l’intero 2015 sia destinato ai test del nuovo macchinario, mentre gli esperimenti veri e propri dovrebbero essere svolti tra il 2016 e il 2018, e non dovrebbero quindi accumulare ritardi a causa del piccolo incidente di queste settimane.
Via: Wired.it
Credits immagine: Cern