Il 21 gennaio del 2019 Il Messaggero riportava: “Roma, ecco gli spacciatori di psicofarmaci: sos per la droga low cost che uccise anche Desirée”. La notizia, legata alla tragica vicenda della ragazza drogata, violentata e lasciata morire in uno stabile abbandonato di Roma, è stato l’ennesimo di tanti articoli di cronaca che da oltre un decennio richiamano l’attenzione dell’opinione pubblica sullo spaccio del Rivotril, un vecchio farmaco ansiolitico e antiepilettico, via via definito come “nuova droga da strada”, “eroina dei poveri”, “sballo low cost”. Spesso, infatti, sui media si parla di questo farmaco in associazione all’abuso e al crimine, con linguaggi e toni che, involontariamente, rischiano di pubblicizzarne l’uso improprio. Ma cos’è il Rivotril? Come produce i suoi effetti e quali danni per il cervello e le funzioni psicologiche derivano dal suo abuso e dall’associazione con altre sostanze?
La storia del Rivotril
Come riportato in tanti articoli di cronaca, il Rivotril è un farmaco con oltre mezzo secolo di vita. È una benzodiazepina, quindi fondamentalmente un ansiolotico. Ha come principio attivo il clonazepam, una molecola brevettata nel 1964 dalla farmaceutica Hoffman La Roche.
Il clonazepam è circa 20 volte più potente del diazepam, la benzodiazepina più comune e conosciuta commercializzata col nome di Valium. La maggiore potenza inibitoria sull’attività del sistema nervoso centrale del clonazepam fa sì che venga usata come un farmaco per il trattamento dell’epilessia, che è stata nel 1975 l’indicazione che ha accompagnato la sua prima commercializzazione.
Anche l’uso voluttuario del clonazepam combinato con alcol non è una novità. Da sempre le benzodiazepine sono state consumate per lo sballo. La prima in ordine di tempo, negli anni Settanta, è stata il Roipnol (flunitrazepam), poi il Tavor (Lorazepam), quindi il Minias (Lormetazepam). L’attuale diffusione dell’abuso di Rivotril è in larga parte dovuta al fatto che è una benzodiazepina esente dal pagamento, in quanto farmaco per il trattamento dell’epilessia. E questo fa sì che possa essere ottenuta gratuitamente, spesso in modo fraudolento con la falsificazione di ricette.
L’azione del clonazepam nel cervello
Come le altre benzodiazepine, il clonazepam è un agonista del neurotrasmettitore GABA, cioè ne potenzia l’attività. Il GABA è il più diffuso neurotrasmettitore del cervello, ed è particolarmente presente nella corteccia cerebrale e nel sistema limbico (il sistema al centro dei processi emotivi). Il GABA ha funzioni inibitorie, riduce cioè attività dei neuroni con cui si lega e causa quindi un effetto sedativo sulle funzioni cerebrali, è una sorta di “calmante” naturale, endogeno. Si comporta come agonista del GABA anche l’alcol, per questo mescolare benzodiazepine e alcol può indurre pericolosi stati di sedazione.
Il clonazepam è anche un agonista della serotonina e anche per questo viene talora usato in associazione ad atri farmaci che potenziano l’attività della serotonina nel trattamento dei disturbi da panico.
Il clonazepam viene eliminato molto lentamente dal corpo. Per queste ragioni, l’assunzione ripetuta può determinare fenomeni di accumulo e overdose, soprattutto quando assunto assieme all’alcol, in quanto quest’ultimo – come abbiamo visto – ne potenzia l’azione inibitoria attraverso gli stessi meccanismi.
Gli effetti dell’abuso di Rivotril
L’uso reiterato e contemporaneo di alcol e clonazepam favorisce e accelera lo sviluppo di fenomeni tolleranza (cioè la necessità di aumentare nel tempo le dosi per ottenere gli effetti desiderati) e anche di dipendenza per entrambe le sostanze, quando la dipendenza già non sussista.
Questi fenomeni sono espressione di meccanismi di neuroadattamento e di neuroplasticità basati sulla regolazione dell’attività dei geni. Nei soggetti che abusano di clonazepam, di alcol e ancora di più di entrambe le sostanze, i neuroni modulati dal GABA vengono sottoposti a una amplificata azione inibitoria. L’alterata attività sui recettori del GABA viene comunque segnalata al DNA dei neuroni attraverso una cascata di eventi molecolari. Per un effetto a retroazione, l’insieme dei segnali sulla amplificata attività gabaergica induce a livello del DNA una riduzione della sintesi dei recettori per il GABA. In questo modo infatti i neuroni diminuiscono il numero di serrature attraverso cui le chiavi chimiche dell’alcol e del clonazepam fanno scattare il potenziamento della neurotrasmissione inibitoria. Si raggiunge così un nuovo, seppure distorto, equilibrio di funzionamento del sistema del GABA, che contempla la presenza delle sostanze che lo hanno come bersaglio.
Un minor numero di recettori per il GABA compensa l’effetto agonista che il clonazepam e l’alcol hanno su questo neurotrasmettitore inibitorio. Ma la relativa scarsità dei recettori per il GABA comporta la riduzione dell’attività fisiologica di questo neurotrasmettitore, quindi la diminuzione della sua normale funzione “tranquillante”. Da qui i sintomi d’ansia, irritabilità, agitazione che si presentano nell’astinenza, in assenza dell’azione agonista del clonazepam e dell’alcol (se associato nell’uso). Da qui la necessità di assumere gli agonisti del GABA come il Rivotril e l’alcol per impedire l’insorgenza di questi stati sgraditi.
Interazioni pericolose
Gli effetti acuti indotti dall’assunzione di clonazepam, soprattutto se associato all’alcol, sono affaticamento, stordimento, letargia. A dosaggi elevati si può compromettere il controllo motorio (con cadute) e delle funzioni cognitive, con vertigini, visione sfocata, difficoltà nell’eloquio, turbe emotive, amnesie, nistagmo (movimenti oscillatori involontari dell’occhio) e visione doppia (diplopia).
Riducendo l’eccitabilità dei neuroni, il clonazepam, come tutte le benzodiazepine, amplifica gli effetti di altre sostanze inibitorie. Tra queste, oltre all’alcol, troviamo gli oppioidi e la cannabis. L’interazione con queste sostanze può comportare rischi assai gravi, sia per la più seria compromissione delle capacità percettive, cognitive e motorie (si pensi all’effetto sulla guida di un automobile), sia per la più elevata depressione prodotta sui centri cerebrali che regolano funzioni vitali, come la respirazione e il battito cardiaco, cosa che può portare al coma o alla morte, come sembra sia successo appunto per la povera Desirée Mariottini.
Uno studio del 2006 condotto negli Stati Uniti ha rilevato che i farmaci sedativi ed ipnotici – primi su tutti le benzodiazepine, e tra queste, per seconda, il clonazepam o rivotril – sono la classe di farmaci più associati a sintomi acuti, traumi e incidenti che portano all’accesso in pronto soccorso. Lo stesso studio indicava che l’alcol era responsabile di circa il doppio degli accessi in pronto soccorso rispetto al clonazepam. L’accoppiata rivotril e alcol espone perciò a rischi severissimi di incorrere in eventi che richiedono un trattamento medico d’urgenza.
La vera “droga dello stupro”
Gli effetti acuti delle benzodiazepine come il clonazepam fanno sì che queste sostanze vengano strumentalmente usate nei reati contro la persona, come furti, abusi sessuali. Benzodiazepine e alcol sono le sostanze che ricorrono più frequentemente negli stupri, sebbene i media tendano spesso, impropriamente, a definire droga dello stupro il GHB, altro farmaco (usato nel trattamento dell’alcolismo) talora consumato per scopi voluttuari. L’utilizzo delle benzodiazepine in associazione ad alcol nei reati contro la persona si deve al fatto che queste sostanze in dosi elevate compromettono o aboliscono le funzioni cognitive attraverso cui possiamo essere consapevoli di ciò che accade, controllarlo e così prevenire gli approcci per rapina o per abuso sessuale e, nel caso, reagire. Questo tipo di utilizzo criminoso delle benzodiazepine è dovuto anche al fatto che possono essere facilmente aggiunte alle bevande senza che ne venga alterato il sapore. L’indicazione così è quella di rifiutare o fare estrema attenzione alle bevande che ci vengono offerte se non abbiamo potuto constatarne l’origine e come sono state servite e preparate.
Ascensore per l’inferno
La dipendenza è uno dei principali effetti avversi a lungo termine dell’uso del Rivotril- clonazepam e delle altre benzodiazepine, soprattutto quando associate all’alcol. Altri gravi effetti avversi di tipo psicologico sono la depressione con sensibile aumento del rischio di suicidio; la compromissione cronica delle funzioni cognitive e della memoria; l’alterazione dei tratti di personalità. Il consumo prolungato e anche l’uso a dosi elevate può portare altri seri effetti collaterali come i disturbi ormonali, del sonno e del sistema immunitario, compromissione della libido e dei comportamenti sessuali.
La versione integrale di questo articolo, completo di bibliografia, è consultabile sul sito Psicoattivo.
Leggi anche: La ketamina spegne il cervello: una spiegazione per l’effetto psichedelico