“Per quanto riguarda la continuazione del programma ExoMars, le sanzioni e il contesto generale rendono molto improbabile un lancio nel 2022”, è l’annuncio dell’ESA di qualche giorno fa. Nell’ambito di questa missione, l’agenzia spaziale europea, in collaborazione con l’agenzia russa Roscosmos, prevedeva di lanciare su Marte il rover Rosalind Franklin nel settembre di quest’anno. Ma i tragici eventi di questi giorni si ripercuotono anche sulle missioni spaziali, e non solo per il rover parte della missione ExoMars.
La missione ExoMars
Con ExoMars, che vede l’Italia come principale sostenitore, l’ESA e la Roscosmos mirano all’esplorazione di Marte, anche allo scopo di cercare indizi di vita presente o passata. La prima sonda, lanciata su Marte nel 2016, si è dedicata soprattutto all’atmosfera marziana e alla ricerca di metano e altri gas.
La seconda fase del programma prevederebbe il contributo del rover Rosalind Franklin, intitolato alla scienziata inglese che ha contribuito alla scoperta della struttura del DNA, senza riceverne a suo tempo adeguato riconoscimento. Scopo del rover è di continuare la ricerca di biomolecole o tracce di vita sul Pianeta rosso, in particolare mediante trivellazioni e analisi delle rocce.
Dopo un ritardo dovuto alla pandemia e a problemi tecnici, il lancio del rover era pianificato per settembre, quando il particolare allineamento dei pianeti rende favorevole la partenza, con un viaggio più breve, portandolo a circa nove mesi. Se però il rover dovesse restare in stand-by a causa della drammatica situazione internazionale, come pare ormai molto probabile, la prossima finestra di lancio sarebbe soltanto nel 2024, a oltre due anni di distanza. Ma anche questa data potrebbe essere troppo vicina nel nuovo scenario, perché in assenza dei partner russi sarebbe necessario costruire ex novo tutte le componenti da loro fornite, come la piattaforma di atterraggio, scrive il New Scientist.
La Stazione spaziale internazionale
Oltre alla ExoMars, sono molti gli interrogativi aperti per quanto riguarda la gestione delle imprese spaziali che coincolgono la Russia. Per esempio, come riporta l’ESA, Roscosmos ha annunciato il ritiro della sua forza lavoro dal Centro spaziale di Kourou nella Guyana francese, da cui vengono lanciati satelliti anche con razzi russi e dove opera il veicolo spaziale russo Sojuz, adibito al trasporto di astronauti verso la Stazione spaziale internazionale.
E un altro grande interrogativo riguarda proprio la Stazione spaziale internazionale, la “casa in orbita” in cui gli astronauti dei diversi schieramenti hanno sempre collaborato in modo pacifico, persino durante i momenti di tensione internazionale come la recente crisi in Crimea del 2014. Al momento, oltretutto, in orbita ci sono sia astronauti russi sia statunitensi ed europei.
Secondo quanto riferisce ancora New Scientist citando la Nasa, le pesanti sanzioni internazionali a carico della Russia non si ripercuotono sul supporto alle operazioni legate alla Stazione spaziale. Il conflitto solleva però inevitabilmente molte preoccupazioni sulle future collaborazioni tra Stati Uniti e Russia. “È probabile che la Stazione spaziale permanga – afferma Brian Weeden della Secure World Foundation, un’organizzazione che promuove soluzioni collaborative per la sostenibilità spaziale – ma al di là di questa, purtroppo, ci sono ben poche prospettive di collaborazione spaziale tra Stati Uniti e Russia”.