Il cemento sottrae il 40 per cento dei litorali del Mar Mediterraneo, e la cifra è destinata a crescere. Se non si mettono in atto gli strumenti di protezione previsti dalle istituzioni internazionali, tra meno di vent’anni, più il 50 per cento delle coste mediterranee sarà cementificato. Il dato emerge dal rapporto “Un futuro sostenibile per il Mediterraneo” realizzato nell’ambito del programma ambientale delle Nazioni Unite, Unep/Map. Un dossier sullo stato di salute delle coste mediterranee e sulle strategie per difendere e valorizzarle. La presentazione del rapporto è stata fatta in occasione dell’inaugurazione a Roma di Park Life, il secondo salone dei parchi e del vivere naturale, organizzato da Legambiente, Federparchi, Compagnia dei Parchi e Fiera di Roma, che si protrae fino a domenica 9 aprile. Il rapporto ha fatto anche un censimento delle specie che vivono nel nostro Mare: 580 specie di pesci, 21 di mammiferi marini, 48 di squali, 36 di razze e 5 di tartarughe, oltre a 1.289 specie vegetali marine, pari al sette per cento di tutte le specie marine conosciute al mondo. Queste ultime sono concentrate per il 75 per cento nei suoi 46 mila chilometri di coste. “Il Mediterraneo è uno dei venticinque hotspots, i punti caldi della conservazione planetaria”, ha affermato Paul Mifsud, coordinatore dell’Onu. E la minaccia di cemento, traffico marittimo, turismo di massa, e sovrappopolamento mettono in serio pericolo la biodiversità. Lo strumento di attuazione del protocollo per la difesa della biodiversità (Sap Bio), entrato in vigore nel 1999, ha come obiettivo l’aumento del 50 per cento delle aree protette e la creazione di riserve marine di pesca su almeno il 20 per cento delle nostre coste. (t.m.)