Fino a oggi l’unico gruppo sanguigno universale era lo 0. Ma ora grazie alla scoperta di un gruppo di ricercatori dell’Università di Copenhagen tutti i tipi di sangue potranno considerarsi tali, azzerando così il rischio di errore nelle trasfusioni e riducendo la cronica carenza di sangue da donatore. Il merito va ad alcuni enzimi di origine batterica in grado di operare la conversione dai gruppi A, B, AB a quello 0, come spiega Henrik Clausen, a capo del team di ricerca sulle pagine di Nature Biotechnology.
Il gruppo sanguigno è una caratteristica individuale geneticamente determinata e dipende dalla presenza o assenza, sulla membrana cellulare dei globuli rossi, di molecole dette ‘A’ e ‘B’. Se sulla superficie dei globuli rossi si trovano gli antigeni A allora si dice che quella persona è di gruppo A, e così per il B; se invece ha entrambi gli antigeni il gruppo sarà AB, se non ne avrà nessuno di gruppo 0. Quando si esegue una trasfusione è fondamentale che avvenga fra gruppi sanguigni compatibili: individui di qualsiasi gruppo possono ricevere da donatori di gruppo 0, che per questo si dice universale, mentre chi è di gruppo 0 può ricevere solo sangue di questo gruppo, che quindi é il più richiesto.
Il problema è quindi quello di rimuovere gli antigeni dalla superficie cellulare, così da renderlo universale. Compito che una famiglia di enzimi batterici – isolati a partire dai microrganismi Elizabethkingia meningosepticum e Bacteroides fragilis e appartenenti alle glicosidasi – è in grado di portare a termine con molta efficacia. Questi enzimi agiscono come delle forbici che tagliano le molecole A e B e rendono il globulo rosso simile a quello di gruppo 0. “L’aspetto più promettente di questa scoperta”, ha spiegato Giuseppe Remuzzi, direttore del Dipartimento di Immunologia e clinica dei trapianti degli Ospedali Riuniti, Istituto Mario Negri di Bergamo, “è che gli enzimi trovati sembrano avere una specificità elevatissima per tagliare i due antigeni dei gruppi sanguigni, forse perché nei batteri servono a tagliare proteine molto simili”. Le “forbici” funzionano così bene, concludono gli esperti danesi, da prospettare la possibilità di studi clinici per testare il sangue universale ottenuto con questa tecnologia. (l.g.)