I casi nelle scuole stanno aumentando significativamente ed è così che la scarlattina torna a far parlare di sé. Sempre per lo stop delle misure restrittive dovute alla pandemia che ha spinto alcuni patogeni, come è già successo per il virus influenzale e sinciziale, a tornare a circolare intensamente. Ma niente allarmismi o eccessive preoccupazioni, perché se adeguatamente trattata, l’insorgenza di complicanze dovute alla scarlattina è davvero rara. Anche per chi è incinta: ad oggi, infatti, non esistono indicazioni che possano far sospettare la pericolosità per il feto, anche se, ovviamente, è meglio evitare contatti stretti con le persone malate. Ecco, quindi, di cosa si tratta, come riconoscerla da altre malattie simili, come la rosolia, e come curarla.
Streptococco di gruppo A, casi in aumento in Europa
Una malattia causata da un batterio
La scarlattina fa parte delle malattie infettive esantematiche, ossia causa una eruzione cutanea (esantema) di colore rosso scarlatto, appunto, molto simile a quella che provocano il morbillo, la rosolia, la quinta e la sesta malattia, e perciò confusa spesso. Ma a differenza di tutte queste patologie che sono provocate da un virus, la scarlattina è l’unica causata da un batterio, lo Streptococco beta emolitico di gruppo A (Streptococcus pyogenes), che produce una tossina responsabile delle macchioline rosse sul corpo, chiamata tossina pirogenica.
La scarlattina, che non dà immunità e per cui non esiste un vaccino, colpisce prevalentemente le fasce d’età più giovani, soprattutto i bambini tra i 5 e i 15 anni, non compare mai prima dei 6 mesi di vita ed è molto rara fino ai 2 anni. Più frequente nei mesi invernali, la malattia, la cui diagnosi di conferma avviene tramite un tampone faringeo, è molto contagiosa e si trasmette per via aerea con le goccioline di saliva, muco, tosse e starnuti e presenta un periodo di incubazione breve, compreso tra i 2 e 5 giorni. “Il tempo di incubazione di una malattia infettiva è lo spazio di tempo che separa il momento dell’esposizione al patogeno responsabile e il momento della comparsa dei primi sintomi”, precisano dalla Società italiana di pediatria (Sip).
I sintomi della scarlattina
Sintomi, aggiungono gli esperti, che compaiono bruscamente, manifestandosi inizialmente con febbre sopra i 38 gradi, brividi, nausea, vomito, mal di testa e faringite. Entro 12-48 ore, quindi, compare l’esantema, che solitamente comincia dall’inguine, ascelle e collo, per poi espandersi al torace, pancia, schiena, braccia e gambe. L’eruzione, ricordiamo, consiste in puntini rossi fittissimi e vicini, che fanno sembrare la cute come la carta vetrata. “Il viso, anche se non è mai raggiunto dall’esantema, può divenire molto arrossato, come dopo aver preso molto sole, ad eccezione della zona intorno alla bocca che rimane pallida”, precisano dall’Istituto superiore di sanità (Iss). “A volte, la lingua può ricoprirsi di una patina bianca che, dopo qualche giorno, scompare lasciando la lingua rossa e con le papille gonfie (lingua a fragola)”.
L’eruzione tende ad attenuarsi in 3-4 giorni, anche se le zone del corpo colpite possono continuare a spellarsi anche fino ai successivi 20 giorni. “Altri segni caratteristici sono il segno della mano gialla (spingendo la mano sull’addome, l’esantema scompare e rimane l’impronta gialla delle dita) e il dermatografismo bianco (strisciando l’unghia sulla pelle rimane un segno bianco)”, aggiungono dalla Sip.
Curarla con gli antibiotici
Oltre al riposo, all’idratazione e all’uso del paracetamolo o ibuprofene in caso di febbre alta, per trattare la scarlattina servono gli antibiotici: tra questi, per esempio, c’è l’amoxicillina, che si prende per bocca per dieci giorni, o la benzatin-penicillina, tramite una singola iniezione. Dopo 48 ore dall’inizio del trattamento antibiotico, chiariscono i pediatri, i bambini possono tornare a scuola. “Un adeguato e tempestivo trattamento antibiotico (sempre sotto stretto controllo del medico, ndr.) debella l’infezione e le complicazioni sono diventate rare”, commentano dall’Iss, sottolineando tuttavia come queste possano comunque insorgere sia durante che dopo l’infezione.
Durante la malattia, ad esempio, l’infezione può diffondersi, provocando ascessi intorno alle tonsille, sinusite, otite e polmonite. “Le complicazioni post-infettive della scarlattina – concludono gli esperti – sono oggigiorno rare e comprendono la malattia reumatica (febbre reumatica) che colpisce le valvole cardiache e le articolazioni, la glomerulonefrite che colpisce i reni e la corea di Sydenham che colpisce il sistema nervoso provocando movimenti involontari di braccia e gambe (il cosiddetto ballo di San Vito)”.
Via: Wired.it
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