Scienziati in rivolta

Più di duemila responsabili di ricerca dell’università francese hanno rassegnato le loro dimissioni al Ministero delle Scienze, e altri dovrebbero fare lo stesso nei prossimi giorni. Il gesto vuole sottolineare la forte protesta del mondo scientifico francese contro il sempre più evidente declino della ricerca in questo paese. Le promesse e i tentativi di mediazione del ministero della scienza e dello stesso primo ministro, Jean-Pierre Raffarin, sono stati giudicati insufficienti per un paese già più volte incoraggiato dalla Commissione Europea a investire nella ricerca. Dopo una riunione a porte chiuse, in cui si doveva votare una strategia nei confronti del governo, la maggioranza dei ricercatori ha scelto la linea dura: alle centinaia di dimissioni già pervenute, se ne aggiungeranno molte altre, spiega Catherine Dargemont, presidente di una associazione di ricercatori, alla rivista The Scientist. “Il governo ha tempo fino al 19 marzo per comprendere l’entità di questa protesta e per reagire a questo stato di insolvenza”. Allo scadere del termine si preannunciano vere e proprie dimissioni di massa e per ora non sembra, dalle interviste rilasciate, che i politici comprendano la gravità dei fatti. Intanto, Etienne Emile Baulieu e Edouard Brézin, presidente e vicepresidente della Accademia Francese delle Scienze, si sono offerti come mediatori nel tentativo di far sedere governo e scienziati intorno allo stesso tavolo, per parlare del futuro della ricerca francese. (m.zi.)

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