I sintomi non sono tutti uguali per chi soffre di sclerosi multipla. Alcuni sono più limitanti di altri, altri ancora invece potrebbero essere una spia della progressione della malattia. In uno studio appena pubblicato su Brain Medicine, i ricercatori dell’Università Federale di Bahia, in Brasile, hanno scoperto che visione offuscata o problemi di controllo della vescica potrebbero essere campanelli d’allarme cruciali per chi soffre di sclerosi multipla (SM), perché sono associati a un rischio maggiore di sviluppare gravi disabilità nel lungo termine. La scoperta potrebbe aiutare a ottimizzare la gestione della malattia, consentendo interventi precoci e mirati, in grado di migliorare la vita dei pazienti.
La sclerosi multipla
La sclerosi multipla è una malattia autoimmune del sistema nervoso centrale che si manifesta tipicamente nei giovani adulti (20-50 anni), prevalentemente nelle donne, e che attualmente è presente in 2.8 milioni di persone nel mondo (126 mila in Italia). La sclerosi multipla può colpire diverse aree del sistema nervoso centrale, tra cui il cervello, il nervo ottico e il midollo spinale, e causa la perdita della mielina, il rivestimento delle fibre nervose, compromettendo la trasmissione degli impulsi elettrici. Questo porta a infiammazioni e danni permanenti ai nervi, causando una vasta gamma di sintomi, tra cui problemi motori, sensoriali, cognitivi e visivi. L’effetto di sintomi specifici sulla funzionalità e sugli esiti della malattia è stato spesso controverso ed è questo il tema su cui si sono soffermati João Pedro F. Gonçalves e colleghi.
Lo studio
Nel dettaglio, i ricercatori hanno analizzato i dati di 195 pazienti con sclerosi multipla, utilizzando l’Expanded Disability Status Scale (EDSS), una scala comunemente utilizzata per valutare la disabilità nei pazienti con SM. Gli scienziati hanno cercato di capire se i i sintomi riscontrati all’inizio della diagnosi potessero dare qualche informazione sull’evoluzione della patologia nel tempo, scoprendo che effettivamente alcuni sintomi sembrano predire la progressione della patologia. Con qualche sorpresa.
In particolare i pazienti che presentavano disturbi visivi avevano il 20% di probabilità in più di sviluppare gravi disabilità, mentre quelli con disfunzioni sfinteriche (problemi di vescica o intestino) avevano un rischio aumentato del 24.5%. Sintomi invece apparentemente più gravi, come paralisi acuta o ipoestesia (perdita di sensibilità), non erano associati a un maggior rischio di disabilità.
“Questi risultati potrebbero potenzialmente cambiare il modo in cui affrontiamo le prime fasi della sclerosi multipla”, spiega Gonçalves. “Se riusciamo a identificare precocemente i pazienti a maggior rischio di disabilità grave, possiamo intervenire con terapie più aggressive e mirate, modificando potenzialmente il decorso della malattia”.
I ricercatori stessi invitano alla cautela nell’interpretare i loro risultati. Lo studio ha riguardato infatti un numero relativamente ridotto di pazienti, e ha fatto affidamento sui dati da loro riportati, che non possono dirsi accurati. Nuovi studi – meglio se prospettici a partire dalla diagnosi, puntualizzano gli autori – aiuteranno gli scienziati a validare o meno i risultati, e a capire eventualmente perché alcuni sintomi e non altri sono indicatori di una peggiore evoluzione della malattia.
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